Da qui abbiamo il piacere di comunicarvi che inizia una sua rubrica Mariantonietta Campobasso. Pedagogista, attrice teatrale, autrice di libri e contributi intellettuali per la scuola e la didattica, Mariantonietta Campobasso vive nella sua Puglia a cui “dona” il suo impegno civile sul tema dei migranti e delle tante lotte di giustizie che quel luogo d’Italia chiede. “Oltreconfine…” è il nome della rubrica con cui ci condurrà attraverso i temi della didattica e non solo.
di mariantonietta campobasso
Quando parliamo di didattica a volte sappiamo di cosa parliamo scriviamo e conosciamo? La didattica rappresenta quel fil rouge che lega il discente al docente, è un rapporto di empatia che si crea, è relazionarsi e affidarsi. Molti la intendono con un’accezione scientifica rifacendosi al suo significato etimologico derivante dal greco didàskein che vuol dire mostrare e acquisire una pratica d’insegnamento, in realtà questo voler mostrare non è altro che creare un legame attraverso appunto un metodo o una pratica d’insegnamento.
Una didattica ben organizzata mira a stimolare la creatività, la fantasia, a motivare l’alunno a creare percorsi che hanno come obiettivo non un cumulo di nozioni ma una una mente pensante un pensiero critico complesso e divergente. Partiamo da una domanda essenziale : ma quando possiamo affermare che una didattica è stata costruttiva motivante ed efficace?
Proporrei in primis un’osservazione e verifica costante dei percorsi attuati chiedendosi sempre se gli alunni si sono sentiti coinvolti ( creando un cartellone con indice di gradimento), ponendo domande ai discenti (cosa ti è piaciuto e non ti è piaciuto), creare un termometro dell’entusiasmo quanto si sono sentiti gratificati e coinvolti, ma soprattutto verificando i risultati finali.
Affinché tutto questo accada è necessario creare una scuola a misura di bambino, laboratoriale, fatta di esperienze concrete di sperimentazioni, di creazioni e stravolgimenti, di lavoro di gruppo, di momenti di creatività dove quest’ultima va sempre stimolata, la creatività non è innata ma si è educati alla creatività al bello alla curiosità e al cambiamento.
Utili saranno laboratori che educano da e-ducere pertanto conducono il discente a creare ad inventare a stravolgere…questa è didattica, creare un percorso dove il protagonista è il discente e il regista il docente ma insieme mirano a raggiungere gli stessi obiettivi. Didattica non è un cumulo di portfolio cartaceo, ma saper lasciare traccia di sé del proprio percorso dei traguardi raggiunti sempre motivati da un docente che sa cogliere e attingere il meglio dai suoi discenti.
Un portfolio documentativo rappresenta un valido documento dove il bambino riconosce il valore del proprio lavoro e le sue potenzialità, raggiungendo le finalità portanti della scuola dell’infanzia: identità autonomia e competenza. Documentare deve diventare una pratica essenziale nelle scuole per poter raggiungere importanti obiettivi e traguardi.
Una scuola che documenta i percorsi creati e che crea laboratori creativi e stimolanti è sicuramente una scuola evolutiva che mira alla formazione del bambino alla creazione di un pensiero divergente e di una mente aperta al nuovo. La scheda deve diventare verifica finale di un percorso esperienziale, perché il bambino deve sperimentare fare agire per poter dopo teorizzare, da non sottovalutare gli esperimenti ad esempio di cromatografia che mirano ad un obiettivo rilevante: un pensiero critico responsabile e saggio stimolando l’immaginazione che va sostenuta con una didattica motivante e costruttiva.
Pertanto facciamo didattica evolutiva…andiamo incontro al bisogno del bambino che è quello di creare inventare e diventare capace di fare da solo, questa è scuola.