Chi o cosa è il Presidente della Repubblica. Anatomia (o quasi) della massima figura istituzionale


di antonio de simone | sociologo


Nelle ultime settimane siamo stati tirati per la giacca, scaraventati nel bel mezzo di un quiz, a tutti veniva richiesto di fornirne la soluzione. Pur volendo, non potevamo sottrarci al gioco, arginare una richiesta che sembrava venir fuori da ogni dove: chi sarà il prossimo Presidente della nostra Repubblica? Si, la vita è tutto un quiz, cantavano i protagonisti di un fortunato programma satirico di fine anni ottanta, il titolo era “Indietro tutta!”. I quiz dovrebbero svolgersi ponendo domande a fronte delle quali, se dai una risposta corretta ricevi un premio? Ma in questo caso sembra che nessuno offra premi, o forse, in realtà, un regalo immateriale è previsto: la soddisfazione di aver azzeccato il nome del prossimo massimo Rappresentante del nostro Paese. Nel simulare, preparare la mia risposta mi sono inoltrato in ricordi, eventi e passaggi significativi della recente vita politica che mi potessero consentire di tracciare il profilo del probabile candidato. Poco dopo però si è fatta strada un’altra idea: lascia perdere, vola basso mi sono detto, falla facile e soprattutto lascia perdere questioni come le mancate riforme, il fallito Colpo di Stato, i complotti, le stragi, i depistaggi, ecc. insomma tutto ciò che, secondo te, ha determinato l’Italia com’è oggi. Soffermarti su quello che conta per la maggior parte delle persone, ciò che emoziona, che prende alla “pancia”, la “testa” non è più contemplata, quasi fosse una moda, passata, superata. E poi non farti condizionare dalle dichiarazioni dei politici intervistati, i veri elettori finali. Loro rientrano in dinamiche, rispondono a logiche differenti dalla maggior parte di noi, gente comune. Puoi però osservare la loro messa in scena, riconoscere la strategia delle varie Parti. I nomi dei papabili, come si è poi evinto nei fatti, saranno il risultato di mosse concordate, interne, attente a non perdere di vista le aspettative del proprio elettorato.

Ma quante raccomandazioni, non devi, non fare, non farti condizionare….., sarà certamente vero tutto ciò pensavo, ma io non dovevo dire la mia, dare la mia risposta al grande quiz? Eppure, per me, era di fatto difficile, faticoso rispondere a questo quesito, mi chiedevo, come faranno questi politici a sciorinare nomi di probabili o probabilissimi? Perché loro si sentono di farlo ed io no?

La magra soddisfazione è stata, alla fine, che tutti i candidati, man mano proposti, sono stati bocciati, dismessi: gli scenari ipotizzati dal centro-destra si sono dimostrati senza reali fondamenta, irrealizzabili. Criptico, di contro, il comportamento del centro-sinistra, un silenzio che rumoreggiava, parlava di ritorno al passato, un passato rassicurante, potenzialmente condivisibile, confermatosi tale. Attraverso questo accordo ho dovuto riconoscere, ad entrambi gli schieramenti, l’aver studiato, adottato una strategia presa in prestito dalla grande letteratura. Anche se a parti invertite, come d’altronde l’obiettivo, l’indicazione del nipote del Conte di Salina, Tancredi, “ Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, era stata accolta, messa in pratica alla lettera.

Infine, diciamolo con chiarezza, era forte il bisogno di allontanare gli spettri di una possibile instabilità del quadro politico complessivo nella fase di stanziamento dei Recovery Fund, dei progetti ad esso collegati. Potrà almeno “far classifica” il fatto che siamo il solo, tra i Paesi democratici, avanzati, ad aver avuto due Presidenti del Consiglio dei ministri esponenti dell’alta finanza, il secondo tutt’ora in carica? Sembra che l’Italia sia unica, non solo per la sua Bellezza!

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