Per Girolamo De Simone, che in Fels trovò il suo maestro di pianoforte e di vita, come un padre in un legame di antichissimo corso che Girolamo era solo un giovanissimo studente e non ancora il pianista e compositore di oggi. Lorenzo Pone, Fels non lo ha avuto nemmeno tra i suoi maestri più prossimi ma il saluto fatto a Fels dal giovane e talentuoso pianista e compositore che vive a Salisburgo è di quelli che si fanno leggere. Eugenio Fels è appena scomparso all’età di 71 anni. Il Conservatorio di San Pietro a Maiella gli ha dedicato un messaggio di cordoglio dove si legge: “Il Presidente, il Direttore i Docenti il Personale Tecnico Amministrativo e gli Studenti apprendono con dolore della scomparsa del M. Eugenio Fels che è stato per lunghi anni docente del Conservatorio San Pietro a Majella sulla cattedra di pianoforte principale. Il funerale si terrà sabato 21 dicembre alle ore 12,00 presso la Chiesa di San Giovanni in Porta”.
Di Eugenio Fels, pianista e compositore di primo piano, si può trovare molto in rete dei suoi studi, dei brani musicali che nel tempo ha eseguito al “suo” o ad altri pianoforti e poi una moltitudine di biografie più o meno brevi che lo riguardano. Sul portale di Konsequenz, l’etichetta musicale fondata e diretta da Girolamo De Simone, allievo di Fels e suo grande amico d’umanità ed empatie, c’è probabilmente la biografia più documentata che preferiamo, per capire davvero lo spessore artistico di Fels, riportare per intero.
«Eugenio Fels – si legge – compositore e pianista di origine francese, ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di quattro anni sotto la guida del padre. Si è formato alla scuola di A. Webb-James, pianista inglese, concertista e docente di pianoforte al conservatorio di Buenos Aires, ultima allieva di B. Cesi, celebre caposcuola napoletano. Suoi maestri sono stati anche S. Fiorentino (pianoforte), A. Di Martino (composizione), e C. Pagliuca (Musica Corale e Direzione di Coro). Ha un repertorio vastissimo (c.ca 100 compositori) dal Seicento (Frescobaldi, Galilei) ai giorni nostri (Berio, Ligeti) inclusi alcuni musicisti jazz, rock e di frontiera (Brubeck, Corea, Wakeman, Sakamoto). Ha svolto intensa attività concertistica in Italia e all’estero (Parigi, Berlino, Vienna, Bruxelles, Bonn, Hannover, Milano, Roma, Napoli, ecc.) molto apprezzato dalla critica internazionale, come musicista fortemente espressivo e passionale. Ha eseguito moltissime prime assolute, spesso a lui espressamente dedicate. Sue composizioni sono state eseguite a Berlino (5° Internationals Kunstforum, 1997), a Parigi (International Music Connection, 1984), a Bruxelles per la Cee (1987,1988,1991), ad Hannover (1999), a Baghdad (9° Babylon Festival, 1997) ed in numerosi festival di Musica Contemporanea: “Incontri Nazionali della Nuova Musica”, Napoli – Villa Pignatelli, 1982; “Incontri di Musica Contemporanea”, Sorrento, 1985; “Incontri con la Musica Contemporanea”, Ravello, 1995; “Musica Millemondi 97”, Napoli, 1997; “Piani di riflessioni”, Napoli – Conservatorio S. Pietro a Majella, 1997; “Musical Networks”, Napoli, 1997; “Musica Millemondi ’98”, Napoli, 1998; “Off Limits”, Napoli, 1998; “Canto dell’Avorio”, Napoli, 1999. “1799-1999 Concerti nella Rivoluzione”, Palazzo Marigliano, 1999 e Villa Campolieto, 1999; “Fram-menti del 900”, Università di Napoli 2000; “Angeli Musicanti 2000”, Napoli – Palazzo Fuga, 2000, ecc.
Ha messo in scena con U. Fanina gli spettacoli Erik Satie per pianoforte, voce recitante e due mimi, Napoli, 1980 e Satie-Opera per pianoforte e due attori, Berlino, 1986. Ha scritto le musiche per lo spettacolo Lustratio ad Iter Averni, Grotte della Sibilla, 1993 e la colonna sonora per il film Fade Out, 51a Mostra Internazionale del Cinema, Venezia, 1994. Ha creato con E. Grieco e S. D’Aguanno la performance Alkèmia per pianoforte, corpo ed immagini, Istituto della Comunicazioni Visive, Napoli, 1995. Ha composto un concerto per pianoforte ed orchestra, uno per violoncello ed orchestra, Vocalise per soprano, pianoforte ed orchestra, Vocalise per soprano e sei strumenti, una Sonata per due pianoforti, Hommage à Bartòk per due pianoforti, Aztlàn per tromba, trombone e pianoforte, Ixtlàn per clarinetto e pianoforte, Vocalise per clarinetto e pianoforte, Improvvisazione per flauto e pianoforte, Harzlied per viola e pianoforte, Vocalise per violino e pianoforte, Intermezzo per chitarra, Vocalise per soprano e pianoforte, Improvvisazione per violoncello e pianoforte, El Canto quiere ser luz per tenore e pianoforte, Vocalise per violoncello e pianoforte, Improvvisazione per contrabbasso e pianoforte, una Toccata per organo, Vocalise per sax soprano e pianoforte, Threnodia per contralto e tastiere; per pianoforte solo ha composto”Vent qui chante, vent qui danse” Sonata, Adagio e Allegro, Notturno, Antica Monodia, Atitlàn, Preludio dorico , Canto notturno, In Take-five time, Arabesques, Hatra, Danse féerique, Allegro Appassionato. Ha inoltre rielaborato per pianoforte moltissimi pezzi di Bach, Haendel, Rachmaninov, Paderewsky, Wakeman, Sakamoto, Caccini, alcuni dei quali anche per flauto, clarinetto e pianoforte, per soprano e pianoforte, e per violino e pianoforte. Ha effettuato registrazioni per Rai Tre. Ha registrato i Cd “Alkèmia”, “Konfusion”, “Border Music” per le etichette Konsequenz e Border. È titolare di cattedra di pianoforte principale al conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino. È Direttore artistico dell’Associazione culturale “F.Liszt”. È fondatore, insieme a G. De Simone, del “Konsequenz Music Project” che promuove musiche di compositori italiani e stranieri di frontiera».
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Sicché, pur se le condizioni di Eugenio Fels non lasciavo presagire nulla di buono da diverso tempo, proprio in queste ore il mondo della musica di composizione si interroga sul vuoto lasciato dalla scomparsa di Eugenio Fels, dal messaggio che la sua “traversata” dentro le mirabiliae dell’esistenze umana ha voluto significare. Quel resta e non scompare. In vario modo si stanno susseguendo così sulla carta stampata, come ai vecchi tempi, o sulle schermate del web attestati di stima, riepiloghi, parole per lui. Tra tutte vogliamo riportare quelle che Lorenzo Pone giovane pianista di grande talento gli ha voluto indirizzare.
«Eugenio Fels – ha scritto Lorenzo Pone – questo originale e discusso pianista-compositore, non è stato un mio insegnante, eppure la sua figura ha incrociato la mia vita, anche musicale, a più riprese. Lo ricordo nei miei primi anni a Napoli, quando era sempre attorniato dai suoi studenti che portava al caffè, o invitava a leggendarie riunioni musicali presso la sua abitazione. Vederlo lavorare nella sua aula o camminare per i corridoi, incuteva un misto di soggezione e simpatia. L’eco degli incontri musicali a casa di Fels, anche per chi come me non vi prese mai parte, risuonava per giorni nelle conversazioni tra studenti. Esistono incisioni dal vivo e in studio di Fels che restano impressionanti per bellezza e magistero: sembra di ascoltare un pianista della caratura di Rubinstein, Rachmaninov, Paderewsky. Altre, più influenzate dalla sua forte passionalità o dal male che avanzava senza tregua, appaiono velate ma, certo, la linea di pensiero che vi era dietro resta distinguibile. La sua musica, quella scritta da lui, un affascinante amalgama, un intrico di radici che portano subito alla Francia di Debussy, Satie, Franck, Lekeu, Ravel. Moltissimo Franck e Satie, devo dire, il che fa fede alle sue origini direttamente franco-belghe. Ma nella sua monumentale Sonata, nei suoi proteiformi pezzi da concerto, vi è un elemento mediterraneo non meno presente della bizzarria creativa, mettiamo, di un Alkan. In tal senso, Fels compositore è un alchimista. Dalle tinte scure della Gothic Suite, la cui Sarabanda congiunge il gelo dell’inverno parigino a quello degli ipogei napoletani, ai poderosi costrutti contrappuntistici della Sonata – che si interfacciano però a elementi minimal, jazz e a moduli improvvisativi – fino a composizioni incatalogabili come Atitlàn, o a lavori per geometrie strumentali anche non includenti il pianoforte, la scrittura è alchemica, contaminata, abissale. Fels aveva studiato con un’allieva diretta di Beniamino Cesi e, pur non essendo napoletano, era tale in quanto musicista non meno che per il fatto di aver visto a Napoli la quasi interezza della propria esistenza. Il suo suono pianistico poteva essere incredibilmente maestoso, ricco, impressionante per dominio tecnico; a volte poteva assumere caratteri più sconcertanti e divisivi, persino discutibili: ma gli estratti dalle sue Goyescas, dalle Variazioni Rachmaninov-Paganini, la sua Op. 109, certi Bach-Liszt e Bach-Siloti, alcune letture debussyane, il suo meraviglioso Notturno Op. 5, la sua storica interpretazione della Sonata di Luciano Cilio (ma anche Corea, Brubeck, Sakamoto!), restano esemplari e determinanti. In linea con Franck, Fels, nel suo essere a tutti gli effetti un artista del tempo presente, stava al pianoforte come stesse all’organo e forse presto si riscopriranno anche composizioni inedite come il suo Concerto in Do minore per pianoforte e orchestra, il Concerto per organo e quello per violoncello, le pagine cameristiche. Fels rientra nella mia vita in anni successivi alla mia uscita professionale ed esistenziale dall’Italia: con l’incontro del suo storico studente Girolamo De Simone, ho l’occasione di avvicinarmi, prima sospettoso e guardingo, poi curioso e febbrilmente innamorato, alla musica di Luciano Cilio del quale forse oggi avremmo pochissimo se Fels non ne avesse prima curato la memoria, poi trasmessa a Girolamo. Girolamo la trasmette ai suoi allievi e poi ai giovani che popolano la sua rete affettiva, in maniera assai simile a quel che potrebbe essere un Satie ai piedi del Vesuvio. Andrea Riccio ed io dividiamo lo stesso appartamento a Salisburgo negli anni di studio, e per me poi di lavoro, al Mozarteum. Fels è parte quotidiana, dico quotidiana, dei nostri famelici e onnivori ascolti. Parliamo di lui, di Cilio, di Girolamo. Ne mandiamo a memoria interviste e articoli a furia di ascoltarne e leggerne. Arriviamo a spingerci all’infantile gioco di inventare, a nostro uso esclusivo, una trasmissione radiofonica su Eugenio Fels mentre, in una delle nostre domeniche passate rigorosamente in casa, ci cucinavamo una bolognese con tagliatelle fatte da noi. Capivamo che anche nelle sue prove più sconcertanti e persino in quelle meno condivisibili, Fels aveva sempre presente il fine ultimo e unico dell’artista, del musicista: avvicinarsi a quel nucleo incandescente e inconoscibile rappresentato dalle più disturbanti e oscure emozioni dell’umano, trarne un’impressione e affrontare il non meno pericoloso viaggio di ritorno per riportare tale impressione, inevitabilmente modificata dal viaggio stesso, a chiunque desiderasse porsi in ascolto. In Goyescas, dicevamo con Andrea, Fels veicola la musica in un messaggio: lui sta male, gli altri stanno male, c’è la sofferenza che ti fa spaccare i denti, lo stridore delle viscere messe a nudo. Questo fa si che per valutare Fels, il pianista e il compositore (anche di marca napoletana, perché allievo di Aladino Di Martino) non vi possano essere mezze misure: o lo si ammira e rispetta o lo si disprezza. Credo non sia necessario specificare oltre quale sia la mia personale posizione al riguardo: posso solo dire che conto presto di continuare l’opera di diffusione delle sue musiche, che in parte ho già presentato in vari contesti tra Salisburgo, Lisbona e altrove. Conto però di mettere in repertorio la Sonata che, insieme alla Sonata di Cilio (che ho già in repertorio e che insegno ai miei studenti del Conservatorio) e alle due Sonate di Girolamo De Simone, scrivono un nuovo paragrafo della scrittura sonatistica moderna. E conto, se mai ne avrò il tempo, di dare veste orchestrale ad alcuni suoi pezzi come la pensosa e contaminata Improvvisazione per violoncello e pianoforte, il Notturno Op. 5 e la Sarabanda dalla Gothic Suite. Giusto un anno fa, Andrea Riccio ed io siamo stati a casa sua, il 29 dicembre del 2023. Abbiamo passato con Fels un pomeriggio a sentire i racconti della sua vita musicale, dall’inizio, dai primordi, ad ascoltare alcune magnifiche registrazioni inedite… Ha voluto regalarci un’esecuzione del Notturno Op. Postuma in Do diesis minore di Chopin. Ci ha regalato le partiture delle sue musiche che noi gli abbiamo chiesto. Era in forma, appariva sereno, guarito e pieno di energia, progetti e forza. Poi, improvvisamente… Non è stato un nostro maestro nel senso diretto: ma gli dobbiamo, Andrea ed io, ore di ferventi sogni ad occhi aperti e confronti che ci hanno aperto la mente. Con lui sparisce una memoria storica del pianismo a Napoli, un compositore che è stato l’anello di una costellazione tra Napoli e Parigi che da lui rimonta a Satie e, ancor più lontano, a César Franck. Un pianista a tratti divino, a tratti sconcertante, un compositore di originalità estrema, un uomo agitato da passioni violente, un esempio. Forse bisognerebbe chiedersi con forza perché, ad oggi, la sua scomparsa si porta dietro il dolore di una generazione di giovani che, persino quando non suoi allievi diretti, si sono volti alla sua figura, al suo operato, al suo lascito in cerca di ispirazione».
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