La struttura dell’anima secondo Platone

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di francesco martinelli |


Cercherò di essere sintetico perché l’argomento con cui Platone ci parla della struttura dell’anima è lungo e complesso. Inizierò partendo da un passo del Fedro. “Dell’immortalità dell’anima si è detto abbastanza, ma quanto alla sua natura c’è questo che dobbiamo dire: definire quale essa sia, sarebbe una trattazione che assolutamente solo un dio potrebbe fare e anche lunga, ma parlarne secondo immagini è impresa umana e più breve. Questo sia dunque il modo del nostro discorso. Si raffiguri l’anima come la potenza di insieme di una pariglia alata e di un auriga. Ora tutti i corsieri degli dei e i loro aurighi sono buoni e di buona razza, ma quelli degli altri esseri  sono un po’ sì e un po’ no. Innanzi tutto, per noi uomini, l’auriga conduce la pariglia; poi dei due corsieri uno è nobile e buono, e di buona razza, mentre l’altro è tutto il contrario ed è di razza opposta. Di qui consegue che, nel nostro caso, il compito di tal guida è davvero difficile e penoso. … Tutto ciò che è anima si prende cura di ciò che è inanimato, e penetra per l’intero universo assumendo secondo i luoghi forme sempre differenti…” “246 a-b.

Un cavallo, quindi , rappresenta l’impulso irascibile, un altro quello concupiscibile, mentre l’auriga è la parte razionale che deve trovare la capacità di governarli. Nel libro della “Repubblica”, libro IX, 580d, 581 a-c, Platone così descrive l’anima. “Poiché, risposi, l’anima di ogni individuo  è tripartita così come uno stato risulta diviso in tre classi, questo permetterà, a mio parere, anche una diversa dimostrazione. Quale? Questa. Poiché tre sono le parti dell’anima, tre mi appaiono anche i tipi di piaceri, uno per ciascuna parte.  E così si dica per gli appetiti e i governi. Come dici?, chiese. La prima parte diciamo, era quella che all’uomo fa apprendere, la seconda quella che gli fa provare sentimenti animosi; alla terza, per la pluralità dei suoi appetiti, non abbiamo potuto applicare un unico nome che la caratterizzasse, ma l’abbiamo denominata in base al suo carattere più importante e forte. L’abbiamo chiamata appetitiva per la forza dei suoi appetiti in fatto di mangiare, bere, amare e ogni altra passione consimile; e poi amante di denaro,  perché tali appetiti si appagano specialmente col denaro. E con ragione rispose… . E la parte animosa, non diciamo che aspira tutta e sempre a dominare e vincere e ottenere buona fama? Certo.

Se dunque la chiamassimo amante di vittoria e di onori, non sarebbe detto a proposito? Sì, molto a proposito. Quanto alla parte che ci fa apprendere, ognuno può vedere che è sempre tutta tesa a conoscere la verità, così come essa è. Tra le varie parti è quella che meno bada al denaro e alla fama. Certo. Se dunque la chiamassimo amante di apprendere e di sapere, non la chiameremmo in modo appropriato? Come no? Ebbene, feci io, non è questa parte che governa certe anime, mentre altre sono governate da una delle altre due parti, una qualunque? È così, rispose. Non è per questo che diciamo che anche gli uomini si distinguono in tre classi: amanti del sapere, amanti della vittoria, amanti del guadagno? Precisamente”…

Il ragionamento di Platone segue, come sembra, il principio di non contraddizione. Se non si ipotizzasse la tripartizione dell’anima , bisognerebbe ipotizzare che una sola facoltà psichica potrebbe fare contemporaneamente cose differenti, ma ciò contrasterebbe con la realtà dei fatti, quindi impulsi differenti a causa della loro diversa azione, si possono spiegare solo grazie a possibilità di azioni differenti. Anche nel Timeo, Platone parla delle anime e della loro creazione da parte del Demiurgo, cito ora solo il passo che si rifà alla parte concupiscibile e irascibile, perché il discorso sarebbe troppo lungo e complesso . “E quando le anime fossero state di necessità innestate nei corpi e al loro corpo una cosa si aggiungesse e un’altra si separasse, sarebbe stato necessario che da queste violente passioni si generasse un sentimento connaturato in tutte, e amore commisto a piacere e dolore, e oltre a questi, paura ed ira e tutte le altre passioni che seguono a queste , e quelle che hanno natura contraria. E se le anime dominassero tali passioni, vivrebbero nella giustizia; se, invece, ne fossero dominate, vivrebbero nell’ingiustizia”. Timeo, 42-A-B.

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