di francesco de rosa |
Il 25 luglio del 2018 moriva a Zurigo Sergio Marchionne, colui che ha portato l’azienda automobilistica italiana ai vertici mondiali. Molte cose si sono dette e scritte di lui. Accanto ai tanti suoi ammiratori non mancano i detrattori. Ma, in ogni caso, Sergio Marchionne viene raccontato ovunque nel mondo, ancora oggi, per le sue indubbie capacità, per lo stile che aveva, per la tenacia che ha messo nel portare avanti una realtà d’impresa italiana arrivata con lui ai vertici. Di lui si è detto che era assai poco italiano. Eppure, Sergio Marchionne ha lasciato sul tema mille segni e tante occasioni con le quali ha preso parte al dibattito sulla sua “italianità”. Non risparmiando critiche ad un modo di fare che chiamò “provinciale”. Su tutti resta un suo discorso diventato virale sulla rete, tenuto nel 2013 agli studenti dell’Università Bocconi di Milano.
In quella occasione sottolineò con tono negativo che l’Italia è l’unico Paese in cui c’è un mese all’anno, agosto, in cui tutti gli uffici, o quasi, sono chiusi per ferie. Forse non è più così. Ma accade, in ogni caso, che molte imprese siano a ranghi ridotti ad agosto o chiuse per ferie anche quando i lodo profitti vivono “profondi rossi”.
«Fuori dall’Italia – disse Marchionne – si vive una realtà molto diversa da quel tipo di comfort che abbiamo in Italia, come il fatto che le ferie noi le prendiamo ad agosto».
Nel filmato del suo intervento che qui vi mostriamo il manager italo-canadese racconta un aneddoto risalente alle sue prime settimane alla guida della Fiat.
«Nel 2004 io perdevo 5 milioni di euro al giorno. Stavo girando per il mondo, arrivo in Italia, vado in ufficio e non c’è nessuno. Ho detto: ‘La gente dov’è?’ ‘Sono in ferie’. ‘Ma in ferie da cosa?’», dice.
«Non c’era una persona», rimarca l’ex amministratore delegato ricordando ancora il fatto che in quel periodo le perdite erano al ritmo di 5 milioni di euro al giorno.
Marchionne lamenta poi che Fiat era una multinazionale con stabilimenti in vari Paesi del mondo e imponeva l’usanza italica delle ferie ad agosto anche all’estero.
«In Brasile se ne fregano di agosto, in America ad agosto si lavora. La Fiat chiudeva. Questo atteggiamento estremamente provinciale di dire ‘noi siamo la Fiat e come tale stabiliamo quando il mondo va in ferie è una pirlata’», dice il manager.
«Non è assolutamente vero, il mondo se ne frega”, aggiunge. «Se ne frega che siamo belli, del tempo che c’abbiamo per le macchine, del fatto che siamo capaci di cantare. Sono tutte cose che a livello internazionale non contano niente».
«Ogni volta che vado in giro con gli americani, loro mi dicono: ‘amiamo l’Italia, amiamo venirci in vacanza’. E io: ‘Investireste sull’Italia?’ ‘No’». Il discorso, più ampio, propone una serie di altre considerazioni che vale la pena di risentire sul nostro modo di essere italiani e sull’orgoglio, spesso spropositato, di sentirsi in molte cose i primi al mondo.