L’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) da poco ha pubblicato nuovi dati sul mercato del lavoro nel settore privato. Secondo molti osservatori una lettura attenta va ben oltre i dati più evidenti. Si legge per esempio che nel 2022 hanno trovato impiego ben 16,98 milioni di lavoratori dipendenti. Si tratta di una gran parte composta da persone che lavora in Italia, e per questo è molto rappresentativo dello stato attuale e delle tendenze del mercato del lavoro. I dati mostrano che lavoro fanno queste persone, in quali settori, con quali contratti e dove. E soprattutto chi guadagna di più tra uomini e donne, tra differenti fasce di età, tra chi sta al Nord e chi al Sud. In questi dati l’INPS considera tutti i lavoratori dipendenti che abbiano lavorato almeno un giorno, quindi anche gli stagionali e quelli con contratti molto brevi, mentre esclude dal conteggio gli operai agricoli e i lavoratori domestici.
di mimmo locascione
Nel 2022 i dipendenti del settore privato sono aumentati del 4,3 per cento rispetto all’anno precedente. Circa tre quarti hanno un contratto a tempo indeterminato, il 22 per cento a tempo determinato e poi c’è un 3 per cento di lavoratori stagionali. Per il 2022 il 53,4% dei lavoratori dipendenti evidenzia una durata del periodo retribuito dal datore di lavoro (o da più datori di lavoro, a seguito di rapporti di lavoro senza soluzione di continuità) pari ad un anno intero (full year); nel 2021 invece tale quota era pari al 48,3%, in ripresa dopo l’effetto riduttivo dovuto al grande ricorso alla cassa integrazione a seguito della pandemia da Covid19 nel 2020. Osservando la distribuzione per classi di importo della retribuzione si constata che i dipendenti full year si addensano nella classe di retribuzioni comprese tra 20.000 e 24.999 euro (1,804 milioni nel 2022). I lavoratori con periodo retribuito fino a 3 mesi nel 90,3% dei casi hanno invece importi annui di retribuzione inferiori a 5.000 euro. La principale forma di lavoro a tempo parziale è il part-time orizzontale che nel 2022 ha interessato, in media annua, 3.455.410 lavoratori con un incremento rispetto all’anno precedente pari a +6,2%. Molto più bassi sono i livelli del part-time verticale con 157.493 lavoratori nel 2022 e del part-time di tipo misto (orizzontale e verticale) con 303.428 lavoratori (sempre medie annue). La composizione per genere evidenzia che il part-time è una modalità che caratterizza soprattutto la partecipazione femminile: nelle tre forme di part-time, orizzontale verticale e misto, la componente femminile nel 2022 rappresenta rispettivamente il 66,8%, il 63,5% e il 70,4%.
A livello territoriale nel 2022 il 77,6% del numero medio di dipendenti del Nord-ovest ha un orario di lavoro a tempo pieno. Tale percentuale diminuisce passando da Nord a Sud fino al 60,7% nelle Isole, dove invece è più diffuso il tempo parziale, con un’incidenza del 39,3%, rispetto al 27,5% su base nazionale. Il Rapporto è aggiornato agli ultimi dati e dimostra una realtà in continua evoluzione. La retribuzione media dei lavoratori dipendenti è di 22.839 euro lordi all’anno, e varia moltissimo a seconda dell’inquadramento contrattuale: gli operai guadagnano mediamente 17.114 euro, gli impiegati 25.811 euro, i quadri 67.629 euro e i dirigenti 154.314 euro. La retribuzione media annua cambia molto anche per età e genere: cresce all’aumentare dell’età, ma quella degli uomini è sempre più alta di quella delle donne. Gli uomini guadagnano in media 26.227 euro, mentre le donne ne guadagnano 18.305: la differenza è di quasi 8 mila euro.
Le differenze in base all’età sono legate soprattutto al fatto che molti giovani hanno contratti occasionali, stagionali o a termine: lavorano dunque per un periodo di tempo più breve delle altre fasce di età, e il loro guadagno annuo è minore. Per esempio, mentre in media un lavoratore adulto lavora tra le 220 e le 270 giornate, i lavoratori sotto ai 19 anni lavorano in media 77 giornate l’anno e la loro retribuzione è circa 4 mila euro; quelli tra i 20 e i 24 anni ne lavorano mediamente 177 e il loro reddito annuo è di quasi 11 mila. D’altronde molti di quei giovani presumibilmente studiano oltre a lavorare.
Con l’età la retribuzione media annua cresce, raggiungendo il suo picco tra i 55 e i 59 anni, dove è di 29 mila euro. All’aumentare dell’età cresce anche il divario retributivo tra uomini e donne: fino ai 19 anni la differenza nella retribuzione media annua è di poco meno di 2 mila euro, mentre raggiunge il suo picco nella fascia 55-59, quando supera gli 11 mila euro.
Questo divario di genere dipende soprattutto dal fatto che tra le lavoratrici sono molto diffusi i contratti part time, che avendo un orario di lavoro ridotto prevedono una retribuzione più bassa. Nel 2022 solo un quinto dei dipendenti maschi ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale, mentre tra le femmine questa quota è quasi la metà di tutte le lavoratrici.
I contratti di lavoro part time sono comunque generalmente molto diffusi in Italia e spesso prevedono un orario ridotto non per espressa volontà di chi lavora, ma sono cosiddetti “part time involontari”: è quella situazione in cui il dipendente sarebbe anche disposto a lavorare a tempo pieno, ma non trovandolo deve accontentarsi di un lavoro a tempo parziale.