Un modo diverso di contribuire alla Rinascita


onorevolilettori

di antonio de simone | sociologo


Negli ultimi giorni stiamo assistendo a diversi avvenimenti che riconosciamo importanti per noi come italiani, europei e cittadini del mondo. Al di là delle comprensibili emozioni e preoccupazioni che ci suscitano, io penso che, ritornati razionali, dobbiamo riflettere sulla reale natura di quanto sta accadendo. Questo ci deve indurre a riconoscere i vari aspetti di ognuno dei problemi in questione; paragonandoli a dei prisma, ogni faccia ne costituisce solo una parte, è la combinazione tra tutte le parti che gli permette di esprimere  le sue qualità e potenzialità.

Per raggiungere buoni risultati propongo quindi un approccio da antropologo culturale, da sociologo. Quante volte ci sentiamo dire che per stare bene bisogna essere “medici di se stessi”? Che riconoscere noi per primi i sintomi riduce i rischi di una malattia, che riconoscere sbagliate certe abitudini, eliminandole e sostituendole con comportamenti più virtuosi riduciamo se non, addirittura, sconfiggiamo sul nascere la malattia?

Ecco allo stesso modo, bisogna andare all’origine, acquisire informazioni attraverso lo studio, prerogativa indispensabile per riconoscere le realtà nella sua interezza e complessità. Di contro, ci allontana dalla conoscenza, dare per buone quelle informazioni  non verificate, le facili conclusioni a cui esse ci portano che rafforzano i luoghi comuni che in quel momento vanno per la maggiore, un bisogno malato di appartenenza. Lo spazio più frequentato attualmente dai “produttori di facili verità” è senza dubbio il web (quando non hanno a disposizione palcoscenici istituzionali, più performanti).

Gli interpreti di questa moda possono essere più o meno acculturati ma i più seguiti ed ascoltati sono quelli che appartengono a categorie che gli consentono notorietà, visibilità. Forse, anche per questo, si sentono autorizzati ad offrirci la loro versione di quello che considerano l’argomento del giorno. Questi interventi, che sia un filmato oppure uno scritto, seguono lo schema di in un soliloquio rivolto ad un ipotetico Nemico che ha assunto comportamenti, ha fatto scelte lesive agli interessi comuni; quindi va combattuto e sconfitto. Più dei fatti  si vuole trasmettere l’emozione negativa di chi avrebbe subito un grosso torto il che giustificherebbe il farla pagare a chi ne è l’autore ( che sia un singolo, una comunità, una nazione ecc.). Poiché il danno sarà subìto da molte persone, se non da tutta la popolazione, l’autoproclamato Leader si sentirà autorizzato a condurre questa crociata per il riscatto, che rafforzerà l’appartenenza, le differenze dagli altri, ovviamente tutti pessimi e meritevoli degli improperi rivoltegli.

Analizziamo un’altra modalità, quella dell’autore di queste considerazioni: “Spinto da folle illusione e da presuntuosa arroganza, il popolo tedesco ha rovesciato le fondamenta su cui noi tutti vivevamo e costruivamo. Ma i rappresentanti della Francia e della Gran Bretagna hanno rischiato di completare la rovina provocata dalla Germania con una pace che, se attuata, non potrà che pregiudicare ulteriormente la delicata e complessa organizzazione spezzata e sconvolta dalla guerra: mentre questa avrebbe potuto essere ricostruita … .

Se la guerra civile europea dovesse concludersi con una Francia ed una Italia che abusano del loro momentaneo potere di vincitori sulla Germania e sull’Austria-Ungheria , oggi prostrate, le prime chiederebbero con ciò la loro stessa distruzione: tanto profondi ed inestricabili sono gli invisibili legami, psicologici ed economici, che le uniscono alle loro vittime”. Sono tratte dal testo “Esortazioni e Profezie” del noto economista inglese, padre del welfare,  J.M. Keynes, che dopo un’analisi dei flussi economici della Germania, confrontando quelli prima della guerra, fino al 1913, e quelli che si sarebbero determinati nel primo dopoguerra  (a seguito delle restrizioni imposte a Versailles) giunge alla conclusione che la Germania potrà pagare ai vincitori, come indennizzo di guerra, un massimo di 2 miliardi di sterline l’anno a fronte degli 8 miliardi stabiliti e richiesti. Non fu ascoltato e cosa sarebbe storicamente avvenuto di lì a poco, il ruolo determinante della Germania nazista, è a conoscenza di tutti. È unanime il parere degli storici nell’affermare che le eccessive riparazioni di guerra pretese dagli Alleati avessero portato la Germania al collasso, alimentandone la sete di rivalsa.

Il secondo dopo guerra sarà duro per noi e per i tedeschi; loro, dopo due decenni, diventeranno una grande potenza economica mondiale. Molti lavoratori provenienti da altre nazioni vi emigreranno e vi troveranno spesso un lavoro ben pagato e con garanzie sociali, cose inimmaginabili nei Paesi di provenienza. Proprio in questi giorni riscopriamo che il sistema sanitario pubblico tedesco è molto efficiente, un aspetto che ci tocca molto, la disponibilità di posti in terapia intensiva; ne prevedeva 28.000 su 90 milioni di abitanti (in Italia sono 5.500, su sessanta milioni). Entrambi i Paesi , negli ultimi decenni, hanno dovuto fare i conti con i tagli imposti dalle regole del neoliberismo sembra evidente che, in questo settore, hanno reagito differentemente. In questa ricostruzione ci può aiutare il fatto che, nel 1953, i vincitori decisero di dimezzare il debito di guerra che era stato imposto alla Germania. È ipotizzabile, alla luce dei risultati ottenuti , che abbiano utilizzato parte di quelle disponibilità economiche per rafforzare e migliorare la quantità e la qualità dei servizi ad appannaggio di tutti, come la sanità pubblica.

Ho deciso di non voler dare io risposte ai quesiti che potrebbero nascere da una seria comparazione tra il sistema Italia e quello Germania. Ove sorgano questi spinosi interrogativi, in qualsiasi persona pensante, e bisognosa di conoscenza (abbastanza libera da preconcetti) è per loro utile che cerchino, da soli, le risposte. Ognuno  può arrivare alla sua definizione sul cosa significa veramente e pienamente essere italiani!                        

Vorrei invece richiamarvi a riflettere su un importante principio, uno strumento che la psicoanalisi ci mette a disposizione e di cui ha ampiamente dimostrato l’efficacia, lo racchiudo in poche parole: le emozioni sono attivate e amplificate nell’inconscio, quella parte della nostra psiche che, come si sa, è depositaria di credenze, convinzioni ,appartenenza ecc.. Quindi, per stare bene, dobbiamo saper riconoscere quali emozioni ci danneggiano, saperle gestire, meglio andare all’origine di esse e depotenziarle, in una sola parola, come diceva Freud, per stare meglio dobbiamo fare pace con il nostro inconscio. L’ occasione ce la offre un momento come questo,  possiamo trovare il tempo per studiare e studiarci, così sapremo e potremo migliorare il nostro equilibrio interno, il nostro vero benessere, da dove tutto ha inizio! Riconosceremo  le qualità positive e negative che sono in noi, il riconoscerle ci permetterà di amplificare le prime e limitare gli effetti negativi ci condurrà a più stati armonici, a riconoscerci nella nostra interezza, la ormai famosa consapevolezza del se. Scopriremo che è questo equilibrio tra le nostre varie parti, le sub-personalità, che ci rende forti e quindi sereni, la  pace interiore. Da qui la generosità, il piacere di dare, il già ricevere attraverso questo atto. Nel la diversità individueremo le qualità positive e negative degli altri e li scopriremo molto simili a noi. Ecco. Pace con noi stessi equivale alla Pace con gli altri, ricostruirsi per ricostruire, costruire meglio di prima una Nazione, la Nostra Italia, che lo attende da troppo tempo, cogliamo questa grande occasione!


Nelle foto che seguono, e che rendo pubbliche per la prima volta, mi sono “permesso” di riproporvi per immagini alcuni dei momenti degli anni ormai passati, quando ho avuto il privilegio di guardare l’orizzonte del futuro che sarebbe poi venuto assieme ad uno dei grandi della editoria italiana. Quel certo Giulio Einaudi di cui conservo geloso il racconto di un’esistenza, le indiscrezioni, le confidenze, le visioni di un “grande” della cultura italiana che è stato nel Novecento.


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