di barbara triolo |
«La scuola ha coperto le molestie del prof». La protesta di Castrolibero, in provincia di Cosenza, è diventata un caso nazionale ed ha messo in rilievo un mondo sommerso nel quale, troppe volte, le uniche vittime sono le ragazze che dovrebbero trovare a scuola un posto sicuro e, invece, trovano docenti che fanno avance, allusioni, adescamenti. A Castrolibero la protesta, dapprima silenziosa, ha poi tracimato. “Le vittime sono tante, chiediamo l’allontanamento” hanno detto i ragazzi. La dirigente scolastica Iolanda Maletta davanti alle telecamere de Le Iene ha detto di non sapere chi è il docente accusato dalle studentesse. Ma le ragazze molestate dal docente al Valentini Maiorana dalla preside si erano recate già negli scorsi mesi e avevano esposto ogni cosa.
Il 3 febbraio gli studenti dell’istituto Valentini-Majorana di Castrolibero (CS) hanno occupato la loro scuola. L’occupazione nasceva come protesta nei confronti della Dirigente Scolastica, a seguito delle accuse di molestie mosse da numerose studentesse nei confronti di diversi docenti (tra cui spicca uno in particolare), che sarebbero state coperte e smentite dalla Preside. Le molestie sarebbero andate avanti per anni, ma sono venute a galla solo adesso grazie alla coraggiosa testimonianza di una ex studentessa tramite una pagina Instagram, alla quale sono seguite decine di testimonianze anonime di studentesse che hanno subito violenze sessuali all’interno di quello che, nell’hinterland cosentino, viene spacciato come un “polo di eccellenza”.
Il comportamento della Dirigente Scolastica, che secondo gli studenti avrebbe scelto di non prendere posizione per salvaguardare l’immagine dell’istituto, è aggravato dalle risposte date alle studentesse che si sono presentate da lei per denunciare le violenze subite. Oltre ad aver più volte minimizzato l’accaduto, affermando che le ragazze avessero “frainteso” i comportamenti del docente o, peggio, provocato lo stesso a comportarsi in quel modo, la Preside ha più volte negato, a chiunque chiedesse, la veridicità delle accuse, di fatto coprendo il docente che ha potuto continuare ad agire indisturbato. “Le vittime – ha raccontato Anna (nome di fantasia) studentessa del Valentini Majorana – diverse volte si sono recate in segreteria e in presidenza ma non hanno mai ricevuto un riscontro positivo e sereno. Questi docenti sono stati solo spostati da una classe all’altra ma chi ha segnalato non si sente sicura perché il professore è sempre presente. Dal racconto di una ragazza che ormai ha lasciato la scuola, si sono aggiunte le testimonianze di diverse alunne. Noi non vogliamo che venga fatta di tutta l’erba un fascio, ma chi si comporta in questo modo va allontanato. Alcuni ci hanno offerto sostegno, sono rimasti colpiti e non tutto il corpo docente è così. La nostra occupazione è pacifica e noi cerchiamo solo comprensione e ascolto. Attendiamo concretezza, e vogliamo che questi professori vengano allontanati dall’istituto”.
Dal modo di vestire al modo di rispondere, dal fraintendimento di “innocenti goliardate” al non saper stare allo scherzo, ogni studentessa che tentava di denunciare le violazioni e gli abusi vedeva minimizzato l’accaduto, sentendosi inoltre colpevolizzata da chi, anziché proteggere i propri studenti, ha sempre preferito mantenere intatta la bolla creata attorno all’istituto e allontanare prontamente qualunque avvenimento scandaloso che potesse danneggiarne l’immagine. Basta poco però per risalire alle prime incongruenze. È cosa nota a tutti che il docente, di cui la preside ha sempre negato gli abusi (adesso in malattia con un certificato di un anno), è stato però improvvisamente trasferito di plesso dalla stessa in seguito alle segnalazioni di numerose studentesse, terminando quindi l’anno nell’istituto tecnico. Eppure ai tanti giornalisti, che in questi giorni la stanno intervistando, la dirigente risponde sempre di non aver mai ricevuto denunce, né formali né verbali da parte degli studenti. Qualora non dovessero bastare le testimonianze delle studentesse, che affermano di essere state allontanate in malo modo dall’ufficio e talvolta derise dopo aver denunciato le violenze, questa contraddizione dovrebbe essere sufficiente per capire che qualcosa, nella versione della dirigente, non torna.
L’occupazione, quindi, oltre ad accendere i riflettori su una situazione come quella delle molestie che altrimenti sarebbe stata certamente insabbiata, ha anche svelato a tutti la terribile gestione della scuola da parte della dirigente, all’interno della quale è stata capace di costruire un clima totalitario, antidemocratico, nel quale alla sicurezza, allo scambio di idee vengono sostituiti la paura e la repressione del dissenso.
Questo descritto non è altro che l’ennesimo caso di strapotere dei presidi i quali, da tempo, possono godere di poteri pressoché illimitati, all’interno degli istituti, assumendo ruoli di comando assimilabili più a quelli di un manager d’azienda che di un educatore, il cui unico dovere sarebbe quello di favorire il miglior clima possibile per la formazione di nuove menti. È questa la nuova modalità di gestione delle scuole: delle aziende, con un prodotto da vendere e un profitto da difendere ad ogni costo, senza la minima cura per il benessere, la formazione e la gratuità dell’istruzione pubblica. Il primo interesse del preside-manager è proteggere il proprio prodotto, anche insabbiando episodi vergognosi come quello accaduto nel Valentini-Majorana e reprimere con la forza chiunque manifesti il proprio dissenso. Un’ulteriore dimostrazione di quello che la deriva aziendalistica dell’istruzione pubblica può significare, un ulteriore motivo per cui gli studenti devono unirsi per combatterla.
Unicamente di facciata l’indagine avviata dall’USR, che ha deciso di inviare, in qualità di ispettrice, una persona legata alla dirigente e quindi totalmente inadatta a ricoprire il proprio ruolo di ispettrice. Motivo per cui gli studenti stanno chiedendo al ministro Bianchi (che nel frattempo ha inviato degli ispettori da Roma e richiesto una relazione alla preside stessa) un incontro, per far sì che la questione non si risolva in un nulla di fatto. Le rivendicazioni sono chiare: si chiede che la scuola venga immediatamente commissariata e che i docenti incriminati vengano allontanati.
Attraverso la loro lotta, gli studenti e le studentesse del Valentini-Majorana stanno ottenendo una grandissima vittoria, riuscendo a contrastare il clima di omertà e terrore loro imposto dal dirigente scolastico. Ben consapevoli che la loro vittoria sia vicina, ma altrettanto coscienti che non ci si debba fermare qui, che il muro più grande da abbattere sia proprio l’idea di scuola che i governi degli ultimi anni impongono loro, un’istruzione sempre di più martoriata dai numerosi tagli e dalle logiche di mercato, una scuola sempre più aziendalizzata e lontana dalla sua funzione originaria, proseguono per la loro strada e sono pronti a scendere in piazza, il 18 febbraio, per rivendicare un’istruzione realmente libera e gratuita!