Da Isaia Sales che ricostruisce i dettagli del “sistema Salerno” ad altri approfondimenti di diverse testate giornalistiche che ripercorrono le inchieste per corruzione, appalti truccati, voto di scambio in Campania sono in tanti a ricostruire e scrivere di vicende ben poco liete che coinvolgono direttamente o indirettamente il governatore della Campania Vincenzo Campania. Un’attenzione mediatica che per molti, anche da sinistra, non è mai sufficiente a far capire e a scardinare il potere in Campania di De Luca e del suo impero rosso. Perché il potere, come il consenso in politica, a destra come a sinistra, funziona sempre cosi e non si cura (quasi mai) della verità.
di francesco de rosa |
Avrebbe detto Jep, il “Gambardella della Grande Bellezza“, alla fine finisce tutto e sempre in un grande bla bla bla… . Un copione che, soprattutto in politica, si ripete uguale quando il potente di turno mette radici così profonde che nessuno e nulla riescono a disarcionarlo dal posto in cui è e vuole continuare ad essere. Il potere chiama e consolida altro potere e si serve della democrazia, cioè del voto, per poter acquisire spazio, dominio, consensi ulteriori come pratica ulteriore di clientele delle quali vive la politica di ogni colore e risma. Alla fine in Italia nessuno è mai colpevole nonostante inchieste, intercettazioni e tanto altro dacché la politica non ama mai la verità né la riconosce quando occorre votare qualcuno alla gestione del bene e dei soldi comuni.
Intanto il 5 novembre scorso un titolo (ed un articolo) del “Sole24 ore” diceva chiaro ciò di cui informava nel corpo dell’articolo. «Appalti truccati: De Luca accusato di concorso in corruzione. Il Governatore risulta indagato dalla procura di Salerno nell’ambito dell’inchiesta sui presunti appalti truccati al Comune di Salerno, nella quale risultano coinvolte altre 29 persone tra cui il sindaco Vincenzo Napoli ed il consigliere regionale Nino Savastano». E giù con qualche dettaglio anche in riferimento al terremoto giudiziario che c’era stato un mese prima. Già. «L’11 ottobre, a una settimana esatta dal voto, – si legge nel corpo dell’articolo del Sole24 ore – la politica cittadina e quella regionale sono state travolte da un’inchiesta della procura di Salerno che ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari. Ai domiciliari Savastano, vicino a De Luca e suo assessore quando il governatore era sindaco di Salerno. In carcere, invece, Fiorenzo Zoccola, presidente di una cooperativa sociale, di fatto legato ad altre coop, negli anni accentratore di molti servizi affidati dal Municipio salernitano. A Savastano e Zoccola, la Procura ha contestato anche il reato di corruzione elettorale. Dalle indagini effettuate dalla Squadra Mobile sarebbe, infatti, emersa l’esistenza di un accordo tra i due: Savastano avrebbe promesso l’aggiudicazione e la proroga degli affidamenti in cambio del sostegno alle elezioni regionali del settembre 2020. Intesa che l’assessore – poi eletto in Consiglio regionale con 16.569 voti nella coalizione a sostegno di De Luca – avrebbe portato avanti predisponendo e sostenendo le delibere di giunta relative all’affidamento dei servizi».
Il “sistema Salerno” è diventato così un riferimento di cronaca e di approfondimento tanto che, negli stessi giorni, era lo scorso otto novembre, Isaia Sales, autore di inchieste e libri nei quali non le manda certo a dire affrontando temi di criminalità, camorra, corruzione e appalti che scottano sempre, sulle pagine di “Repubblica” scriveva nero su bianco proprio attorno al “sistema Salerno” documentando i fatti e qualche spiraglio di comprensione. «L’inchiesta della Procura di Salerno, – si legge da Isaia Sales – che ha coinvolto direttamente il presidente della regione Vincenzo De Luca (qualora le accuse venissero confermate) evidenzia il ruolo centrale che le cooperative sociali hanno assunto nella gestione di importanti servizi comunali. Ciò non vuole dire che in tutti i Comuni che hanno fatto questa scelta ci siano stati problemi di corruzione, di voto di scambio, di proroga illegale degli appalti e quant’altro si è verificato a Salerno. L’unico precedente conosciuto in cui le cooperative sociali sono state al centro di una clamorosa inchiesta giudiziaria ha riguardato il Comune di Roma e ha preso il nome di “Mafia capitale”: identico il monopolio delle cooperative sociali negli appalti nei servizi comunali, identico il condizionamento delle cooperative sugli apparati politici e burocratici delle due città. (…).
Con l’esercizio di tutta la prudenza possibile che in questi casi non può non usarsi, Isaia Sales individuava anche le caratteristiche dei sistemi piramidali e le differenze, per nulla lodevoli, tra il modo di fare di Berlusconi e quello di Vincenzo De Luca. «I sistemi piramidali di potere – scriveva Sales – si somigliano tutti, sia quelli che vedono alla loro testa uomini di destra o uomini di sinistra, sia che siano dominati da Berlusconi o da De Luca. Ma mentre Berlusconi non ha portato i figli in politica, lasciandoli ai vertici delle aziende di famiglia, De Luca non avendo aziende di sua proprietà è stato “costretto” a promuoverli entrambi in politica. Di questo sistema si può essere tutt’al più soci di minoranza ma mai alleati, perché è basato su di un vertice unico, un solo dominus, un solo distributore delle opportunità. Si tratta, quindi, di un sistema totalitario, nel senso che in democrazia può assumere questo aggettivo: controllare in maniera totale e ossessiva le fonti di lavoro derivanti dall’attività amministrativa (da una variante al piano regolatore ai collaudi, dall’acquisto della cancelleria ai fornitori delle luminarie, fino all’affissione dei manifesti); subordinare totalmente la macchina burocratica coinvolgendola nelle opportunità (quanti figli di funzionari ci sono nelle società partecipate e nelle cooperative?); bloccare l’opposizione coinvolgendola nella gestione di alcune clientele ( per fortuna alcuni si sono sottratti); includere nel sistema i controllori ( stampa, Tv, ordini professionali, prefettura e magistratura)».
Sin qui a tratti ciò che i media hanno scritto su Vincenzo De Luca e sul sistema di potere che si è creato attorno a lui. Parole che contano ma che peseranno e pesano sempre poco sulle scelte dei cittadini che votano. Nemmeno se arrivano da un uomo libero come Isaia Sales che, da sinistra dove sempre lui è stato, non tace su ciò che a sinistra si crea di losco attorno al potere. Quelle piramidi che conosciamo bene in tanti luoghi del potere locale e regionale. I sistemi di potere sono fatti così e ciò di cui occorre prendere atto è che nemmeno il loro racconto desta più sconcerto. Il plebiscito con cui la Campania ha votato per De Luca come per il figlio che oggi siede in Parlamento ne sono la dimostrazione più lampante. Il voto va’ dove si crea il consenso e a poco servono gli appelli di uno dei rappresentanti più canuti di Libera in Campania, il caro Antonio D’Amore, che in due post chiama in causa i giornalisti dapprima e poi anche i cittadini elettori.
Sarebbe bello abitare il candore dei campani alla D’Amore e non come gesto di scherno ma, al contrario, come atto di fede verso la saggezza popolare e le virtù della politica che non è mai, di fatto, virtuosa. E senza scomodare i migliori teorici del realismo in politico val bene confidare nelle “eterogenesi” dei fini. Che, cioè, volendo perseguire il proprio e solo bene o vantaggio, di tanto in tanto, accade che si possa determinare bene e vantaggio per altri e, qualche volta, persino per molti. Non alla stregua della retorica politica che vuole tutti i politici, i partiti e le bandiere adoperarsi per il bene delle collettività. Questa è una fandonia che lasciamo a chi la dice quando vuole prenderci in giro.
In politica le collettività sono clientele e il bene comune è soprattutto il proprio bene. Ai giornalisti (quelli seri e non venduti o taroccati) toccherebbero sempre le prime linee, le bombe sulle auto, le scorte, gli insulti, l’isolamento, la missione di fare crociate sapendo che occorre farle in mondi dove tutti cercano solo primati, agi e vantaggi. Accade così che oltre la denuncia, i preziosi approfondimenti alla Sales, i libri scritti in chiaro contro i tangentisti, i corrotti e i corruttori, i giornalisti possono fare ben poco se chi vota non cerca la verità ma il proprio interesse e chi fa’ politica è uguale alla società nella quale vive e prolifera. L’incantesimo si è rotto da tempo. Il dovere di un’informazione completa e continua resta un imperativo categorico per tutti. Al di là di ogni professione. Tanto più se la professione è informare persino chi non vuole essere informato.