Stiamo per sconfiggere il cancro grazie ai vaccini terapeutici e al soccorso “immunitario”

Questa volta ci è venuto in soccorso la pandemia e l’enorme sforzo fatto, a livello globale, per fronteggiarlo con un vaccino a mRNA. Si tratta di uno scenario del tutto inedito. Così il mondo della scienza si sta mobilitando lungo questa direzione. In questo caso si tratta di vaccini terapeutici anti-cancro che hanno funzione curativa. Essi non prevengono la malattia ma aiutano il sistema immunitario a riconoscere ed eliminare il tumore. Uno sforzo enorme che sta già portando enormi risultati e che è destinato, nel giro di pochi mesi, a portare quella svolta che tutti attendevano.


di ludovico pietrangeli


Il mondo guarda con attenzione gli ultimi sviluppi della scienza. La principale novità che subentra nella cura dei tumori è un trend partito almeno dieci anni fa con l’avvento dell’immunoterapia, una svolta strategica che ha permesso di trasformare alcune neoplasie in vere e proprie malattie croniche estendendo notevolmente l’aspettativa di vita dei malati. Il professor Michele Maio, che dirige il Centro di Immuno-Oncologia presso l’ospedale Policlinico Le Scotte di Siena e presidente di Fondazione NIBIT non ha dubbi: «L’idea di fondo è sfruttare la capacità delle cellule del nostro sistema immunitario di riconoscere ed eliminare le cellule cancerose. In particolare, con l’immunoterapia l’obbiettivo è quello di “tenere sempre accesa” questa capacità che, nel tempo, senza alcun intervento tende a scemare poiché spenta dal tumore stesso». Al contrario. In questo modo, grazie agli immunoterapici, è ora possibile controllare sempre più a lungo la malattia. Dentro l’argomento ci sono il melanoma, il tumore del polmone, quello del rene, quello al seno e molte altre neoplasie che possono essere affrontate con maggiore successo grazie all’utilizzo dell’immunoterapia. Sin qui il tentativo di arrivare fino in fondo con l’immunoterapia.

Ad essa il mondo della ricerca sta abbinando da qualche tempo e, subito dopo la pandemia, i vaccini terapeutici anti-cancro che, pur essendo “immunoterapia”, risultano essere strumenti differenti rispetto ai classici immunoterapici. Infatti se i classici immunoterapici hanno l’effetto di “sbloccare” il sistema immunitario provocando una risposta generalizzata, i vaccini terapeutici “agiscono” di precisione quasi come se stessero conducendo una partita di fioretto con il male. Lo spiega con dovizia lo stesso Michele Maio. «Tecnicamente – afferma il professor Maio – questi vaccini si utilizzano per innescare una risposta immunitaria contro un bersaglio ben preciso. Un po’ come fanno i vaccini anti-Covid contro la proteina spike, i vaccini terapeutici innescano una risposta contro una proteina specifica (antigene tumorale) della cellula cancerosa assente invece nelle cellule sane. In altre parole di tratta di vaccini progettati in base alle caratteristiche specifiche del tumore». Tuttavia, con estrema cautela è ancora il professor Maio ha esortare prudenza dacché pensare che i vaccini terapeutici siano la soluzione al problema cancro non risulta del tutto a verità. Essi sono “prodotti” a lento meccanismo d’azione e pertanto il loro effetto non è immediato né rapido. Infatti, «prima che inizino ad avere effetto – spiega Maio – occorrono alcuni mesi. Per questa ragione le persone che possono beneficiare maggiormente dei vaccini terapeutici sono quelle a cui è stato asportato un tumore o chi ha una malattia non in fase avanzata. Per questi ultimi è meglio utilizzare l’immunoterapia classica, più veloce e potente. C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare: i tumori crescono in un microambiente in grado di proteggerlo dagli attacchi esterni. Ecco perché occorre utilizzare più strategie per cercare di raggiungerne il cuore attraverso l’utilizzo di combinazioni e sequenze di immunoterapici, chemioterapia e vaccini terapeutici. Non ci sarà mai dunque una strategia unica».

L’ostacolo però viene fronteggiato da molti laboratori. Tanto che se ad oggi i vaccini terapeutici in commercio sono solo due: sipuleucel-T per il tumore della prostata (non in Europa a causa del modesto vantaggio offerto rispetto ad altre terapie) e Talimogene laherparepvec per alcune forme di melanoma metastatico. Molti sono però i vaccini in fase sperimentale come ad esempio nel tumore al seno, nel tumore del fegato, nel tumore della prostata e nel tumore del colon-retto. «Le ricerche oggi in corso – aggiunge Maio – riguardano molte neoplasie ma l’attenzione si sta concentrando in particolare nel comprendere se i vaccini terapeutici possono essere utili nelle forme più resistenti. Al tal proposito stiamo lavorando a degli studi clinici riguardanti un mix di tumori differenti che hanno come comune denominatore lo stesso antigene tumorale. Altri invece riguardano l’uso di un immunoterapico per potenziare l’efficacia del vaccino. La strategia per affrontare la malattia non può basarsi su un unico approccio. I vaccini terapeutici, così come l’immunoterapia, potranno essere utili solo quando combinati». Del tema ne parla con molta dovizia anche Daniele Banfi sul portale della Fondazione Veronesi.

Gli esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanità sono convinti che, grazie all’efficacia di questo vaccino e ad altri strumenti di prevenzione e di screening, il tumore della cervice potrebbe essere eliminato a livello globale entro la fine del XXI secolo. E a questo proposito hanno lanciato un’iniziativa globale che, per la prima volta nella storia dell’umanità, punta ad eliminare definitivamente un tumore. I risultati di una ricerca pubblicati nel 2018 mostrano un’analisi di 26 studi clinici che avevano coinvolto oltre 70.000 donne. I dati disponibili permettono di concludere che la vaccinazione contro l’HPV, per esempio, riduce la comparsa di lesioni precancerose della cervice uterina (che dopo molti anni possono trasformarsi in tumori) nelle adolescenti e nelle giovani donne, senza comportare il rischio di eventi avversi gravi. Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale del 2017-2019, la cui validità è stata prorogata a tutto il 2021, ha esteso anche ai maschi adolescenti (11-12 anni) la vaccinazione gratuita contro l’HPV, già prevista per le ragazze della stessa età. L’infezione da HPV infatti non colpisce solo il genere femminile ed è responsabile, oltre che di tumori ginecologici, anche di tumori del pene, dell’ano e del distretto testa-collo, e della formazione di lesioni genitali benigne (condilomi). I vaccini anticancro terapeutici facilitano il riconoscimento degli antigeni delle cellule maligne così da attivare le cellule T citotossiche e indurre la produzione di anticorpi. Lo sviluppo di questa terapia si è dimostrato particolarmente complesso anche per via della grande variabilità individuale: non è detto infatti che le caratteristiche molecolari dei tumori di due persone siano identiche, sebbene le diagnosi oncologiche dei due pazienti siano le stesse. Ma il viaggio della scienza lungo questo versante di ricerca, iniziato alcuni mesi fa ed entrato nel fitto durante gli ultimi mesi, promette molto bene e soprattutto interessantissimi sviluppi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *