La politica che corrompe la scuola. Il racconto di un testimone oculare…


di francesco de rosa |


Per anni è stato all’interno del “sistema”. «Il sistema qui in Campania, quando non è direttamente legato alla camorra, ha i colletti bianchi dei peggiori politici, di insospettabili professionisti e professioni che operano nella pubblica amministrazione e parlano di legalità e di educazione ma sono marci in ogni loro azione. Questo “sistema” di potere usa gli stessi metodi della camorra. Promuove, isola, mette assieme, chiede e raccoglie voti, consente o nega carriere, fa nomine». E il vertice del “sistema” marcio è la politica a vari livelli, luogo di compromessi e di potere, di scambio e di interessi reciproci, di marcio e d’inganno. «La politica gestisce la sanità, i lavori pubblici, il danaro pubblico, i servizi che la pubblica amministrazione dovrebbe dare alla collettività e, naturalmente, gestisce anche la scuolaDi che meravigliarsi se è da sempre stato così?» Già. La scuola è il tema di questi giorni d’avvio del nuovo anno scolastico. Ma è anche il mondo nel quale si è mosso per ben mezzo secolo la nostra “gola profonda”. Un signore garbatissimo che ama l’eleganza e che ci ha chiesto l’anonimato ma che nel mondo della scuola in Campania (e non solo) è assai ben conosciuto. Nel suo percorso c’è persino una università privata, una scuola superiore, un centro di formazione dove si potevano “vendere” titoli ed abilitazioni per consentire ai candidati di vincere concorsi ed andare ad insegnare fino all’assunzione a ruolo.

Il conto con la giustizia il nostro interlocutore lo ha già pagato. E lo hanno pagato i suoi parenti più prossimi. Eppure lui in questi ambienti resta ancora un nome noto che può contare e raccontare. Uno di quelli che ha mosso i fili delle nomine ai massimi livelli. Uno che conosce vita, morte, miracoli ma, soprattutto, tutti gli scheletri di chi è stato o è ai vertici in Campania. «Ma mica credete che questo marcio sia solo qui? Non ci si illuda – ammonisce spedito – il marcio della pubblica amministrazione e della scuola, in questo caso, non è ovviamente solo in Campania. L’unica differenza con gli altri è che noi siamo molto più bravi degli altri ad organizzare tutta la trafila. Dagli uscieri agli applicati di segreteria, dai docenti ai dirigenti, dagli ispettori fino ai vertici più alti della scuola: tutto passa per la politica e per quella più sporca e compromessa che ovviamente, a sua volta, sporca ed inquina ogni cosa e stringe legami di potere con il peggio. Basterebbe contare le inchieste, i processi, persino gli arresti negli ultimi dieci anni. Potrei dirvi quanti di loro sono passati nel mio ufficio. Potrei farvi i nomi dei dirigenti che ad ogni livello scolastico si sono attivati, per esempio, nell’ultima campagna elettorale per le elezioni del Consiglio regionale della Campania con tanto di elenco di coloro a cui chiedere voti per le loro cordate, i parenti più stretti, gli amici degli amici. La macchina del più becero clientelismo mette in moto tutti con incontri, telefonate, favori da ricambiare e riesce a mettere in riga decine di dirigenti a cui si è data nomima. Un meccanismo che conosco bene e nel quale mi sono mosso per anni. Di che meravigliarsi?».

Gli chiediamo di essere più preciso, di dirci qualcosa di concreto. Ci ammonisce con aria indispettita. «Con la giustizia ho fatto già i miei conti. Non serve a nulla fare i nomi. Potrei dirvi chi sono davvero alcuni dirigenti di certi istituti e come sono stati nominati. Potrei farvi capire chi è più influente e chi usa ora più efficacemente quel potere che sceglie quali persone e quale scuola favorire e di quale territorio e per quali ragioni. Ma non serve a nulla. Il sistema è marcio dalle fondamenta». Poi la nostra “gola profonda” segue a sottolineare quel che ha visto e vissuto dal di dentro nel mondo della scuola campana. Usando lui per primo quel sistema.

«Non capisco perché far finta che sia diverso nel mondo della scuola solo perché la scuola dovrebbe insegnare quella legalità, la trasparenza, la correttezza che non sa praticare. Voi dovete pensare – ci dice con vigore – che la scuola in Campania, così come nel resto d’Italia, è uno dei luoghi preferiti della pubblica amministrazione dove si sono fatti e si fanno concorsi, assunzioni, nomine, tappe di carriere e quindi è uno degli ambiti più colpiti da chi vuole corrompere. Lo chiamiamo da anni soprattutto qui al sud “ammortizzatore sociale” perché consente un lavoro e garantisce uno stipendio anche a coloro che fanno il minimo indispensabile o fanno due mestieri. Non solo. I più favoriti e protetti nella scuola in Campania sono anche i più corrotti. Lo abbiamo fatto per anni. Anch’io. E lo abbiamo fatto con la politica e la complicità di tanti altri “pezzi” della organizzazione scolastica».

Il lungo elenco dei disservizi che popolano il mondo della scuola in Campania, delle poche luci e delle tante ombre la nostra “gola profonda” le mette uno accanto all’altro. Muove a farci qualche esempio concreto del nuovo anno scolastico e di quello che si sta preparando per i prossimi mesi ma è un campo insidioso. Ci mostra una rubrica fitta di annotazioni. Chi deve ringraziare, chi manda gli auguri, chi chiede qualcosa, chi è ancora riconoscente nonostante tutto. Assomiglia ad un pugno nello stomaco ciò che dice sulla scuola campana eppure è il contorno esatto di ciò che accade sulla pelle dei più giovani che, a ragione, in molti angoli di questi anni non credono più a nulla. Ci fanno le spese quei docenti e i dirigenti, anche loro in servizio nelle scuole campane o fuori regione, che lavorano con passione, sacrificio e tanta volontà di cambiare le cose perseguendo la legalità e la trasparenza e non il marcio del potere che cerca potere, che trucca le gare, che prende illeciti compensi, che divide i proventi dei diversi finanziamenti che arrivano nel mondo della scuola. Ma quelli che della legalità nella scuola ne fanno davvero uno stile di vita sono minoranza e sono emarginati o costretti ad essere ostacolati in ogni modo dalla peggiore politica che è sporca per sua natura e, per sua natura, sporca ciò che tocca, chi la vive e la frequenta.

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