E se invece dell’amore esclusivo ci fosse la poligamia? Ecco uno scenario da “brividi”!

Non è solo perché potrebbe essere una sfida troppo azzardata parlare di poligamia nel giorno dell’amore esclusivo che si celebra di 14 febbraio, festa di San Valentino e di tutti gli innamorati. “Focus” ha voluto, con intelligenza argomentare proprio di questo giorno attorno ad un’arguta ed antica provocazione. Ma avete mai immaginato che cosa accadrebbe se fossimo poligami? In fondo noi non siamo nati poligami? Come mai ci siamo poi vocati alla monogamia? Ma se tornassimo alla poligamia? Il primo pensiero che arriva è una liberazione. Ma bastano pochi secondi d’ulteriori ed altri pensieri per capire quanto caos ed ulteriori problemi ne verrebbero fuori se davvero fossimo poligami. Vediamo perchè…


Alcune parti del mondo non l’hanno mai lasciata… la poligamia. In altre si fa “finta” di essere monogami. Ma il tema è serio ed attuale e rimane pur sempre una grande provocazione. Anche il 14 febbraio quando le coppie innamorate di (quasi) tutto il mondo festeggiano San Valentino“Focus” che approfondisce e tratta i temi della scienza e del costume sociale ha affrontato con dovizia l’argomento non disdegnando interrogativi che qui abbiamo deciso di riproporvi. Sarà un gradito regalo per coloro che la poligamia la vorrebbero far rientrare in tutte le culture del mondo immaginando quando sarebbe bella una società se fossimo tutti poligami senza l’interesse esclusivo verso un uomo o una donna e chi, al contrario, comprende, come poi vedremo qui, tutte quelle le conseguenze che di fatto stravolgerebbero gli aspetti fondamentali del nostro vivere comune. Convincendosi così che la monogamia, in fondo, ci ha persino salvato da difficoltà sociali, possibili rischi genetici e intricate questioni legali. Sarà vero? Vediamo…

C’ERA UNA VOLTA LA POLIGAMIA. 

Nell’uomo la poligamia era socialmente accettata, almeno fino a 10.000 anni fa. Nella maggior parte della comunità che la praticavano, comprese quelle in cui ancora oggi è ammessa, si esprimeva quasi unicamente nella cosiddetta poliginia (l’unione di un uomo con più donne), per via del modello patriarcale in voga.

«In mondi come quello descritto dall’Antico Testamento o dal Corano, la poliginia nacque spesso per far fronte a periodi di gravi sconvolgimenti politici, forieri di cosiddette asimmetrie demografiche», spiega Valentina Maria Donini, ricercatrice di Diritto privato comparato presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione di Roma. «In altri termini, la scomparsa di vaste porzioni della popolazione maschile, per esempio dopo guerre e altre calamità, comportava la presenza di numerose vedove e orfani privi di protezione, il cui patrimonio veniva salvaguardato attraverso successivi matrimoni poligami».

Perché, allora, abbiamo smesso di sposare più persone? Secondo alcuni, la ragione è legata alla nascita di un sistema economico basato sull’agricoltura, nel quale la frequenza degli individui relativamente poveri nella popolazione è aumentata, diminuendo in parallelo la ricchezza sufficiente per sostentare più consorti.

MALATTIE GENETICHE. 

Oltre alle ragioni economiche, alcuni scienziati pensano inoltre che l’abbandono della poligamia abbia a che fare con l’evoluzione, sostenendo che se fossimo tutti poligami aumenteremmo il rischio di difetti genetici. Analizzando le dinamiche delle infezioni trasmesse sessualmente, uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Nature ha dimostrato come la poligamia domini infatti quando i gruppi umani sono ancora troppo piccoli per sostenere le malattie sessualmente trasmissibili; ma quando questi gruppi crescono, le patologie in questione diventano endemiche e possono avere un impatto sulla fertilità. 

A confermare il rapporto tra tare genetiche e poligamia è stato un esempio eclatante emerso nel 2017, quando fu scoperta una rara malattia diffusa tra i mormoni della Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni stanziati nella regione di Short Creek, tra gli Stati americani dello Utah e dell’Arizona, che da decenni praticavano la poliginia.

La patologia in questione, chiamata aciduria fumarica, agisce modificando il gene dell’enzima fumarasi, peggiorando funzioni come il linguaggio e la mobilità, ma di solito è geneticamente recessiva (tende cioè a scomparire), e colpisce solo una persona su 400 milioni. A Short Creek, invece, la poligamia aveva complicato notevolmente le cose, mantenendo in vita la malattia per varie generazioni.

VIOLENZA E INSTABILITÀ SOCIALE. 

Genetica a parte, vari studi evidenziano come la poligamia comporterebbe gravi conflitti familiari e sociali, aumentando le disparità di genere. Se una coppia monogama è infatti in grado di incentrare più risparmi e investimenti sui figli, portando a un loro maggiore benessere, in una società poligamica aumenterebbe a dismisura il rischio di abbandoni, abusi e conflitti intrafamiliari.

A mettere in luce tali contraddizioni è stata, tra le altre, una ricerca condotta dalla Emory University (Usa), che ha analizzato i dati relativi ai diritti civili riferiti a 171 Paesi del mondo. «Le nazioni con livelli più alti di poliginia (dove cioè un uomo ha più di una moglie) hanno tassi statisticamente più elevati di mortalità materna, un’età di matrimonio più bassa che mette molte ragazze a rischio di matrimoni precoci, aspettativa di vita minore per maschi e femmine, tassi più alti di traffico sessuale, mutilazioni genitali femminili, violenza domestica e iniquità nel trattamento di maschi e femmine davanti alla legge», spiega Rose McDermott, professoressa di relazioni internazionali alla Brown University di Providence (Usa) specializzata in parità di genere.

POLIGENIA E POLIANDRA. 

«I sistemi poliginici richiedono inoltre che almeno la metà dei ragazzi debba essere “espulsa” dal contesto civile durante la pubertà per assicurarsi che non possa competere per le donne e per garantire che alcuni uomini ottengano più di una moglie. Gli uomini che vengono cacciati devono lasciare la scuola per lavorare, per esempio, mentre le ragazze abbandonano gli studi presto perché sono costrette al matrimonio precoce e alla gravidanza».

In tale contesto vi sarebbe una forte instabilità sociale, foriera di esclusioni e violenze, tanto che nel 2000 il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che la poliginia viola il Patto internazionale sui diritti civili e politici e l’Assemblea generale Onu ha più volte raccomandato la sua messa al bando. Scenari simili potrebbero peraltro verificarsi anche se si diffondesse la poliandria (una moglie con più mariti), ma in quel caso i conflitti ruoterebbero intorno alla competizione tra i maschi dello stesso “harem”. Non bastasse, vi sarebbero conseguenze psicologiche per la parte consistente della popolazione costretta a rimanere in solitudine perché non sposata.

PROBLEMI LEGALI. 

Come in una sorta di reazione a catena, in un mondo di poligami dovremmo inoltre cambiare un numero impressionante di leggi, soprattutto nell’ambito del diritto di famiglia. I nodi giuridici da sciogliere sarebbero innumerevoli, dal divorzio ai patrimoni contesi da molteplici eredi in caso di morte del partner poligamo.

«Un ordinamento basato su principi di uguaglianza dovrebbe garantire la parità di trattamento tra tutti i coniugi e ciò implicherebbe una legislazione capace di disciplinare in modo dettagliatissimo comportamenti familiari intimi, difficilmente controllabili e sanzionabili», afferma Donini. «Oltre al consenso del primo coniuge di fronte ai successivi matrimoni, sarebbe difficile definire i rapporti “orizzontali” tra le mogli, per non parlare del rapporto giuridico tra queste ultime e i bambini nati dalle varie unioni. Che diritti avrebbero i coniugi successivi sui figli degli altri?». Lo Stato diventerebbe di fatto un “grande fratello” pronto a sindacare su tutto.

Dal punto di vista economico, poi, il patrimonio della famiglia verrebbe frammentato in mille rivoli, causando complicate divisioni. Gli unici a beneficiarne potrebbero essere gli avvocati, che si ritroverebbero migliaia di dispute familiari da risolvere. Persino il mercato di alcuni beni subirebbe una rivoluzione: se infatti uno dei requisiti del matrimonio è la convivenza sotto lo stesso tetto, in caso di poligamia scomparirebbero (o quasi) gli appartamenti “monofamiliari” in favore di case più grandi e costose, e lo stesso varrebbe per altri beni, come le automobili.

VI ABBIAMO CONVINTO? 

La poligamia è decisamente più problematica di quanto sembri, e non a caso è largamente minoritaria nel mondo. Stando a una statistica stilata nel 2020 dal centro di ricerca statunitense Pew Research, solo il 2% circa della popolazione mondiale vive in famiglie poligame, concentrate soprattutto nell’Africa Subsahariana, dove l’11% della popolazione stipula accordi matrimoniali che includono più di un coniuge regolati spesso da leggi religiose o consuetudinarie.

Quanto alla poliandria, è ancora più rara e riguarda comunità piccole e isolate nel mondo. «In alcuni Paesi islamici nei quali è ancora oggi legale, la poligamia è una condizione estremamente minoritaria, a dimostrazione di come sia un modello non sostenibile», conclude Donini. «Persino nei Paesi molto ricchi, come la penisola arabica, in tempi recenti si è avuto un calo nella formazione di nuove famiglie poligamiche».

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