Eataly svolta in Bonomi. Così la “creatura” di Farinetti cambia l’assetto societario

Doveva vendere in Italia e nel mondo con Eataly cibo nostrano di grande qualità a prezzi decisamente sopra la media. Doveva essere un brand economico e culturale capace di durare nel tempo e di creare occupazione e indotto. Da allora in poi due e più decenni, i successi nelle terre straniere, le mancate gratificazioni in terra d’Italia, i 464 milioni di euro del bilancio 2021 e gli oltre 200 milioni di debito non sono bastati a fermare tutte le voci contrarie dei giudizi sferzanti sul suo operato. Ma nemmeno, dall’altra parte, le voci dei tanti estimatori suoi e della sua “creatura”. Su Oscar Farinetti e sulle sue intraprese economiche sono state dette molte cose anche dopo lo scorso 21 settembre il giorno in cui Eataly ha cambiato assetto societario passando in maggioranza nelle mani di Andrea Bonomi e del suo fondo Investindustrial. Ecco cosa è accaduto…


di francesco de rosa |


Senza nessun dubbio Oscar Farinetti è tra gli imprenditori italiani che fa certamente parlare sé sui temi di acquisti, cessioni e vendite di sostanza con marchi e brand, tra tecnologia, vini e food. Di certo è tra quelli più attivi ad intraprendere strade nuove che, di volta in volta, aprono scenari. Questa volta tocca ad Eataly, la catena di punti vendita di medie e grandi dimensioni specializzati nella vendita e nella distribuzione di generi alimentari italiani che lui fondò ad Alba nel 2003. Un’azienda che trovò ispirazione anche dal mondo Slow Food, che non a caso ha radici ad Alba e dalla mente fervida di Carlo Petrini che di Slow Food ne è stato l’inventore, grande amico di Oscar Farinetti. La formula voleva valorizzare i migliori produttori italiani, cibo, vino, olio, pasta e tanto altro che potesse difendere il valore aggiunto del “made in Italy”. Senza dubbio una bella intuizione che ancora oggi funziona molto all’estero mentre in Italia molto di meno. L’ultimo bilancio, del 2021, ha registrato un fatturato di oltre 464 milioni di euro ma le difficoltà non sono mancate e nemmeno i debiti. Così nella giornata di mercoledì 21 settembre 2022 all’apertura della Borsa è stata ufficializzato il passaggio di quote di maggioranza che sono passate dalla famiglia Farinetti al fondo Investindustrial di Andrea Bonomi.

Oscar Farinetti

Nicola Farinetti, figlio di Oscar e responsabile di Eataly Roma

Andrea Bonomi

Un accordo che prevede alla base la cessione del 52% delle quote un aumento di capitale di 200 milioni di euro con l’acquisto di una parte di quote che erano nelle mani di azionisti già dentro Eataly, i soci storici di Eatinvest e la famiglia Baffigo/Miroglio, per un importo di circa 140 milioni di euro. Non è stato affatto veloce né semplice arrivare all’accordo in mezzo a trattative che sono durate diverse settimane. Farinetti a rimborserà un debito di 200 milioni, resterà comunque nel CdA e favorirà l’espansione internazionale del brand. Non a caso Nicola Farinetti, figlio dell’imprenditore che è stato finora amministratore delegato della catena, ha voluto dar peso al fatto che la sua famiglia resterà in ogni caso all’interno dell’azienda con un altro ruolo sì, ma con la totale fiducia data ad Andrea Bonomi che avrà anche il compito di aiutare “a moltiplicare nel mondo i format più piccoli di Eataly”. Dal canto suo, Andrea Bonomi si è di certo conquistata la fama di colui che ama aiutare i marchi europei a svilupparsi dacché il suo fondo Investindustrial si muove in tal senso e ha in gestione oltre 11 miliardi di euro. Nel 2019 ha investito anche in Jacuzzi. Volto non nuovo del mercato d’imprese, Andrea Bonomi ha messo mano, negli ultimi decenni, per sostenere marchi che hanno radici europee e nuova linfa vitale a brand italiani come Ermenegildo Zegna Group. Non ha disdegnato, in questi anni, l’impegno di Andrea Bonomi nemmeno il mondo del food all’interno del quale vanta già un’ottima esperienza che ha recentemente portato a investire 2,5 miliardi negli Stati Uniti con le operazioni in  TreeHouse  Foods  e  Parker  Food  Group. Così anche in Italia, tra le aziende del food, Investindustrial di Andrea Bonomi si è fatto notare per essere sinonimo di garanzia con le operazioni in La Doria, produttore europeo di legumi, pelati, polpa di pomodoro e succhi di frutta, e con la catena dei ristoranti Dispensa Emilia. Esperienze che hanno, di fatto, spianato la strada all’accordo per Eataly. Un’operazione che Bonomi ha condotto con la consulenza dello studio legale Chiomenti e di Kirkland & Ellis per gli aspetti legali, di Deloitte per quelli contabili e fiscali, di Boston Consulting Group per la due diligence commerciale e di Unicredit in qualità di consulente finanziario. Mentre Eataly si è affidata allo studio legale e tributario Fivelex per la parte legale di diritto italiano e a Tarter Krinsky & Drogin, Danow, McMullan & Panoff, P.C. e Olshan, per gli aspetti legali negli Stati Uniti. La catena piemontese – il quartier generale è a Monticello d’Alba (Cuneo) e il cuore a Torino, dove nel 2007 ha aperto il suo primo punto vendita – oggi è presente con 44 negozi in 15 Paesi tra cui Stati Uniti, Emirati Arai, Giappone e Brasile. Il fatturato atteso nel 2022 pari a circa 600 milioni di euro. Tuttavia dal punto di vista finanziario Eataly non navigava e non naviga in buone acque già da diverso tempo. Lo scoppio della pandemia, le chiusure e le limitazioni hanno portato un crollo dei fatturati, in Italia e all’estero. Nel 2021 sono stati chiusi due punti vendita (Bari e Forlì) e vi è stata una riduzione occupazionale con il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali. L’arrivo di Andrea Bonomi, il finanziere che in Piemonte ha acquisito anche i sistemi di chiusure per bevande di Guala Closures servirà a rilanciare, soprattutto all’estero, un brand che vuole tutelare il buon cibo.

Non sono mancati coloro che hanno osservato in vario modo il cambio di guardia in casa Eataly. Quello di Mario Sassi, acuto osservatore dei fatti d’imprese italiane, non è affatto clemente. «Bernardo Caprotti, – ha scritto Mario Sassi – a suo tempo, era stato lapidario su Oscar Farinetti: “E certo, lui è l’uomo che sa tutto, viene qui a Milano e ci insegna cos’è il food. Sa tutto di food. Vendeva frigoriferi e televisori, ma ora è un grande esperto, è l’oracolo. È un chiacchierone formidabile”. I due non potevano certo prendersi». Ma non di ferma qui Mario Sassi. Scrive: «L’obiettivo del piemontese non credo sia mai stato rendere profittevoli né EatalyFico (dove pure ha messo mente, mano e qualche soldo). Era di provare a trasformare  un sogno in un progetto imprenditoriale e poi  arrivare esattamente dove è arrivato, cessione compresa. La pandemia ha solo accelerato la decisione. L’intuizione era corretta ma bastava fare un giro a Roma o a Milano, osservare l’utilizzo degli spazi e i prezzi praticati e poi andare alla Esselunga, al Viaggiator Goloso o alla stessa Coop per capire che il destino di Eataly era già scritto. Farinetti è stato bravo a creare un catalizzatore di una cultura alimentare fuori dalla portata imprenditoriale dei personaggi storici che l’avevano concepita e che l’hanno inventata e difesa per anni e di far convergere intorno al suo progetto tutte le energie e le risorse necessarie. Godendo poi di una sua personale credibilità mediatica e di una rete di relazioni importante in molti  territori e con una parte del mondo politico locale ha avuto, una volta messa a terra l’intuizione, una strada tutto sommato spianata propedeutica all’impresa». Non mancano, per dovere di cronaca ed imparzialità, coloro che ne scrivono elogio e sono ovviamente gli estimatori di Farinetti che, anche in questo caso, poco cambiano tra chi vede nero e fumo e chi, invece, vede genialità e coraggio. Forse è il caso di dire, come per ogni operazione di investimento nel mondo del food, che “chi vivrà vedrà”. Vedrà, per esempio, se il cambio di guardia servirà a qualcosa per Eataly o se, invece, la genialata di vendere buon cibo a prezzi decisamente più elevati di quelli medi di mercato perché è italiano e sa emozionare sia, oggi più di ieri, un’operazione che non funziona affatto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *