A Parigi, dove dirige “le labò des italiens”, l’Istituto francese della sanità e la ricerca medica ha una stima assoluta che le arriva da molte autorità francesi e dagli stessi cittadini d’Oltralpe. E non solo perché Vittoria Colizza, la fisica italiana che lavora in Francia da molti anni, aveva con i suoi modelli previsionali, già a febbraio, anticipato quel che ci avrebbe travolto in primavera. Così, negli stessi giorni in cui, sul principio di un autunno che si prospetta cruciale per la Francia e non solo, Macron sta chiudendo alcune zone della nazione per l’aumento smisurato di nuovi casi covid, Vittoria Colizza ritorna al centro del tema. Le chiedono come andrà a finire. Se ci sarà una seconda ondata con nuovi morti e nuovi contagi. Se lei intravvede misure capaci di anticipare l’espansione di una seconda ondata che non può più prendere alla sprovvista i francesi. E lei non si nasconde né teme l’onda dei negazionista, in Francia come altrove.
«Fortunatamente – dice Vittoria Colizza della quale vi proponiamo sopra una sua breve presentazione video – non siamo come a marzo. Allora il numero dei ricoverati raddoppiava ogni tre giorni, oggi nelle zone più epidemiche ogni 12. Questo perché riusciamo a interrompere prima le catene di trasmissione del virus e grazie all’uso delle mascherine. Ma i nostri modelli previsionali dicono che in assenza di chiusure, anche di solo qualche attività, la crescita di contagi, ricoveri e decessi sarà costante. Fino ad ora la rete ospedaliera ha retto, ma dobbiamo cambiare passo giocando d’anticipo, altrimenti la situazione diventerà ingestibile già a fine novembre». Bisognerà chiudere di nuovo?
Si tratterà, quindi, di richiudere la Francia? La domanda cruciale, anche in Italia, in previsione delle nuove aperture che si stanno facendo per un Paese che vuole tornare alla normalità, trova eco nelle parole di Vittoria Colizza che, intanto, spiega i le politiche che stanno adottando in Francia già dagli inizi di questo settembre. E dice che…
«A Marsiglia si è decisa la chiusura anticipata dei bar, in molte città della Francia la mascherina è obbligatoria ovunque. A Nizza e Bordeaux stanno per scattare i divieti di aggregazione. Ma queste sono scelte politiche. Possono bastare anche poche norme ma chiare, per poi applicarle veramente. Inutile dire che genericamente c’è il divieto di aggregazione senza specificare che le sanzioni scattano quando c’è un raggruppamento di 6 o 10 persone. Ma dobbiamo potenziare soprattutto la capacità di fare test e isolare i positivi, tracciando tempestivamente i loro contatti». Non si tratterà, quindi, di creare terrorismo né in Francia né altrove ma un atteggiamento guardingo ed organizzato in grado di contrastare il possibile espandersi di una second ondata. La Francia, da giorni viaggia stabilmente sopra i 10 mila nuovi positivi ogni 24 ore (con un record di 13.500 sabato). Ha 185 casi ogni 100 mila persone nelle ultime due settimane, quasi 6 volte l’Italia, e ha visto alzarsi l’età dei malati e aggravarsi le loro condizioni. Altri Paesi europei non sono messi meglio. L’Italia racconta una realtà, tutto sommato, ancora confortante, se paragonata a molti Stati d’Europa in cui il virus galoppa a velocità più elevate. Una ragione in più per non sottovalutare, comunque, le parole di Vittoria Colizza.