In piena emergenza coronavirus picchiavano gli anziani in Casa di Riposo a Palermo

di francesco de rosa |

Basterà andare a risentire i toni, le affermazioni, la violenza verbale e fisica messa in atto, in piena emergenza coronavirus, dalle operatrici di una casa di riposo del pieno centro storico di Palermo per capire a quale inaudito orrore si può arrivare contro anziani indifesi. “Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, cosi la smetti; devi stare zitta, muta; devi morire, buttare veleno…“. Con questi ed altri modi inveivano contro gli anziani ospiti della struttura mentre in altri posti d’Italia altri anziani, per ironia della sorte, venivano decimati dal virus che li uccideva in altre case di riposo. Il lager di Palermo, in questi stessi giorni era un “orrore quotidiano” come lo ha definito il gip Fabio Pilato nel suo provvedimento in un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Anna Battaglia che era partita per raccogliere elemento probatori ad una bancarotta. E che invece ha fatto venire fuori la realtà di un ospizio lager situato nel “salotto buono” di Palermo. Che quando gli uomini del nucleo di polizia economico finanziaria hanno fatto scattare il blitz nella casa di riposo “Bell’aurora” non vedevano l’ora di fermare i gesti assassini di coloro che avevano filmato per giorni intenti a mortificare, picchiare, offendere con calci, spintoni, bestemmie dieci anziani indifesi del condominio di via Emerico Amari 112 nel centro di Palermo.

La telecamera nascosta ha registrato vessazioni di ogni tipo. “Vai a buttare il sangue…” “Schifosa!” “Porca… sei porca. Tu non sei malata!” “Se ti muovi di qua ti rompo una gamba così la smetti”, urlava una delle arrestate. Fra calci e schiaffi. “Devi morire, devi buttare il veleno – diceva un’altra dipendente – per quanto mi riguarda puoi crepare”. Una situazione che aveva finito per esasperare gli ospiti della casa di riposo tanto che, nei giorni scorsi, un’anziana ha tentato il suicidio, provando a lanciarsi dal balcone.

Ad essere arrestare sono state l’amministratrice e cinque collaboratrici della struttura accusate di maltrattamenti. Maria Cristina Catalano, 57 anni, accusata anche di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio; Vincenza Bruno, 35 anni; Anna Monti, 52; Valeria La Barbera, 28; Rosaria Florio, 41; Antonina Di Liberto, 54, denunciata anche per false dichiarazioni, che avevano fatto scattare per il marito il reddito di cittadinanza. 

Il colonnello Gianluca Angelini è palesamente turbato per quanto è venuto fuori da quella indagine. “In quella casa abbiamo registrato anche spintoni, colpi di scopa, in alcuni casi i degenti sono stati persino legati alla sedia a rotelle – racconta il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – uno spaccato deprimente. Non è stato davvero facile documentare un campionario di così grande crudeltà, soprattutto in questo momento in cui gli anziani dovrebbero avere maggiore tutela”.

L’inchiesta promette sviluppi se si pensa che si indaga anche sul decesso di un’anziana della struttura, sentitasi male al mattino che non era stata accompagnata in ospedale. “In altri periodi avrei aspettato che moriva perché già boccheggiava”, si sente dire dall’amministratrice della struttura con tanto di vanto per aver rianimato l’ammalata che, tuttavia, nello stesso pomeriggio, moriva. 

Assieme ai finanzieri che hanno eseguito l’operazione, sono entrati nella casa di riposo anche i sanitari del 118. Un provvedimento resosi necessario per poter sottoporre al tampone del coronavirus i dieci ospiti di casa “Bell’aurora” che sono rimasti ancora lì con la struttura sequestrata e affidata provvisoriamente ad un amministratore giudiziario esperto del settore. Gli anziani sono stati affidati alle cure di una nuova squadra di infermieri a cui ha provveduto la stessa Procura di Palermo. Non a caso si legge nelle carte del provvedimento giudiziario che “c’era l’urgenza di interrompere un orrore quotidiano”. Il giudice delle indagini preliminari ha scritto che: “l’indole criminale e spietata degli indagati impone l’adozione della misura della custodia cautelare in carcere, ritenuta l’unica proporzionata alla gravità e all’immoralità della condotta e l’unica idonea a contenere la disumanità degli impulsi”. Tanto più orrendo se si pensa al momento tragico che vivono gli anziani in tanti posti d’Italia ed altrove per l’azione spietata di un virus che ne ha ucciso a centinaia.

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