Tecnosofia, quando tecnologia e umanesimo daranno vita ad una scienza nuova

“Tecnosofia. Tecnologia e umanesimo per una scienza nuova” edito da Laterza è il libro al centro di un incontro messo in rete da Alessandro Barbano dove si discute con i due autori: Maurizio Ferraris, Professore di Filosofia teoretica Università di Torino, Presidente del Labont – Center for Ontology e Guido Saracco, Professore di Fondamenti chimici delle tecnologie e Rettore Politecnico di Torino della rivoluzione che potrà venire se la tecnologia si allea con la filosofia dando così vita alla tecnosofia. Vediamo di cosa si tratta…


Il tema è quanto mai attuale e mescola orizzonti vecchi e nuovi, aspettative, visioni antropologiche, gli effetti della globalizzazione, l’indagine filosofica all’IA (intelligenza artificiale) attorno alla quale anche il presidente americano Biden, appena poche ore, ha chiamato i maggiori attori che operano sulla rete digitale per porli innanzi ad un codice etico e possibile. Sarà che, come si legge sin dalla copertina di un libro scritto a quattro mani su questi ed altri temi “Il farmaco più potente a disposizione della scimmia nuda è la tecnica, e la tecnica più potente è il capitale. L’alleanza tra tecnologia e umanesimo può potenziare questo capitale a beneficio di tutti, trasformandolo in un patrimonio dell’umanità.” Ne sono convinti Maurizio Ferraris e Guido Saracco. Quanto più la tecnologia e l’umanesimo sapranno interagire, tanto più l’umanità solcherà positivamente la strada del progresso. È esattamente questa l’idea che ispira il libro, frutto della collaborazione tra un filosofo e un tecnologo. Entrambi, infatti, promuovono un giudizio positivo sulla tecnologia perché se è vero – seguendo l’etimo greco – che è insieme un veleno e un rimedio, è innegabile che la capacità tecnologica appartiene all’umanità sin dalle sue origini. E risiede in essa la capacità di conservare e moltiplicare il valore dei suoi beni materiali e culturali a beneficio delle generazioni future.

Il filosofo Maurizio Ferraris

Il tecnologo, rettore al Politecnico di Torino Guido Saracco

«Non c’è contrapposizione tra umanesimo e tecnologia, perché l’umano diventa tale proprio quando costruisce il primo apparato tecnologico». Sono seduti accanto, il tecnico e il filosofo, quasi a sottolineare lo stesso punto. Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, si è occupato spesso di come la sua branca del sapere interagisce con le dinamiche sociali, mentre il filosofo Maurizio Ferraris ha approfondito da vicino il tema della tecnologia. Insieme hanno scritto “Tecnosofia, tecnologia e umanesimo per una scienza nuova” (Laterza) presentato al Festival dell’Economia. «Non solo l’uomo è tale nel suo appropriarsi della tecnologia – ha spiegato FerrarisMa tanto più la tecnica è sofisticata, più diventa umana. Un martello richiede solo la forza, una chiave inglese la pazienza, mentre un telefonino ha bisogno più che altro di sapere cos’è che vuole l’essere umano».

Gli ha fatto eco Guido Saracco. «La tecnologia senza la scienza della società vale poco: se chi progetta non ha chiare le coordinate di bisogni e possibili utilizzi, sarà più facile incontrare cigni neri che la affossano – ha replicato il rettore – Capire le dinamiche sociali, quelle dell’individuo, è centrale per il sapere tecnico».

Un ping pong dialettico che – come ha scritto su La Stampa Bernardo Basilici Menini – che ha sondato i grandi elefanti nella stanza che l’innovazione ci sta mettendo di fronte. Ad esempio i dati e il loro utilizzo. «Lo Stato ne ha già moltissimi che riguardano i cittadini, basti pensare a tutti quelli in possesso di Inps, Inail, Agenzia delle entrate. Quella mole permette di tarare meglio le politiche sociali. E non solo: «Al Poli di Torino abbiamo realizzato un gemello digitale della città, registrando gli edifici che la popolano, e quelle informazioni si possono incrociare per ottenere un quadro esatto dei consumi energetici, in modo da pianificare i bisogni delle famiglie e dei quartieri per creare comunità energetiche». Ma chi li può usare? Chi deve gestirli? Spetta a noi trovare una terza via rispetto a quella statunitense, liberista, dove tutto quel capitale va alle piattaforme, e a quella cinese, dove c’è il controllo dello Stato, aggiunge il filosofo: «L’Unione europea può aprire la strada dando quel compito a soggetti terzi, come le università, per redistribuire quel patrimonio e usarlo a favore di quelli che sono tagliati fuori dallo sviluppo».

In chiusura l’argomento più attuale di tutti: l’intelligenza artificiale. «Una tecnologia che ha la possibilità di liberare il tempo delle persone» per Saracco: «Il tema è come decideremo di impiegare quel tempo». Ma soprattutto, come pensare una formazione in cui «sarà sempre meno utile studiare il contenuto, che si potrà ottenere sempre più facilmente. Quando ero giovane dovevo andare negli atenei di mezza Italia a fare le fotocopie dei documenti che mi interessavano. Poi è arrivato internet, con cui è stato sufficiente avere un’idea delle parole chiave necessarie per ottenerle. Ora l’IA permette di ottenere dei bignami solo chiedendoli a un programma. Ecco perché sarà sempre più importante fornire all’individuo capacità di analisi e di pensiero». A seguire il dialogo che Alessandro Barbano ha intessuto con entrambi gli autori sui temi del libro…

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