Natale, ovvero ciò che era e ciò che è. Ecco come è nata la festa più universale che ci sia

Dalla data che divide la storia e pone l’anno zero a partire dalla nascita di Gesù alla data del giorno in cui, il 25 dicembre, i cristiani hanno scelto di collocare il giorno della sua nascita. Proseguendo per la questione dei re magi che non erano re e non è detto che fossero tre né che seguirono una cometa. Ma nemmeno che venissero dalla Persia o dalla Mesopotamia. Nessuna certezza che si chiamassero Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. Anzi sembra sia vera leggenda. Così come pura invenzione sembra essere il convincimento che uno di loro fosse di pelle nera. A citarli è uno solo dei quattro Vangeli, quello di Matteo, che dedica a loro dodici versetti in tutto (2: 1-12), l’aneddoto che li riguarda è uno dei più popolari (e falsificati) della storia sacra. Ecco come è nata e si è evoluta la festa più universale che ci sia.


di sara werthaighen


La prima delle domande cruciali arriva di soppiatto: Gesù nacque davvero nell’anno zero? No, non nacque nel primo anno della nostra era, bensì dopo o (quasi certamente) prima. Probabilmente attorno al 6-7 a.C., come oggi stanno ad indicare la maggior parte degli studiosi. Notizie certe dai quattro Vangeli non ci arrivano. Due di loro, Marco e Giovanni, non dicono nulla sul tema; Matteo dedica al Natale un versetto telegrafico: “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode” (Matteo, 2: 1). Luca è colui che si ferma di più sul tema indugiando su qualche dettaglio. Tra gli esegeti delle Sacre Scritture c’è il convincimento che i primi cristiani consideravano sconveniente parlare di certi aspetti della vita del Messia che ritenevano troppo “terreni”. I romani antichi, per esempio, vissuti prima della nascita di Gesù, contavano gli anni ab urbe condita, vale a dire dalla fondazione di Roma. In seguito venne scelto il 284 dopo Cristo, anno dell’ascesa al potere dell’imperatore romano Diocleziano. Di fatto l’era cristiana è stata “inventata” nel 532 da Dionigi il Piccolo, un monaco cattolico di origine sciita, esperto teologo e biblista, oltre che astronomo e matematico. Dionigi propose di abbandonare l’era di Diocleziano contando gli anni dalla nascita di Gesù, da lui fissata, con un errore di qualche anno, al 25 dicembre dell’anno 753 dalla fondazione di Roma. Tuttavia la data del 25 dicembre in cui il Natale cristiano festeggia la nascita di Gesù è convenzionale ed è documentata nei calendari delle festività religiose a partire dal III-IV secolo d. C. Chi scava alle radici della festa cristiana non trova evangelisti, infatti, ma un paganissimo imperatore romano, e un papa. L’imperatore era Aureliano che, volendo unificare culturalmente il mondo romano, nel 274 istituì per decreto un dio uguale per tutti i sudditi (il Sol invictus), fissandone la festa (Dies natalis) poco dopo il solstizio d’inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi. Così i cristiani trovarono il Natale del Dio Unico già bell’e pronto. E presto sostituirono il Sole con Gesù. Poi arrivò il papa Giulio I che, probabilmente, fissò ufficialmente la festa a fine dicembre. Tutto questo accadde entro il 352, quando il cristianesimo era legale da 40 anni scarsi. Oggi il Natale viene celebrato in quel giorno da tutti i cristiani, tranne che dagli ortodossi russi.

Da quel momento l’iconografia della Natività di Gesù si è arricchita di personaggi e particolari che sono arrivati fino a i nostri giorni. Eppure il primo artista, per esempio, che dipinse la stella cometa fu Giotto e lo si può vedere nella Cappella degli Scrovegni. Da allora, la stella cometa che guida i re Magi verso Gesù è diventata quasi un dogma anche se i testi antichi che raccontano la storia dei Magi parlano solo di un “astro anomalo”. Vicenda analoga è quella del bue e dell’asinello inseriti nella scena della natività che, tuttavia, risale ai vangeli apocrifi. Il primo a parlarne fu un testo, forse risalente al IV secolo, a cui un falsario aggiunse la firma di san Matteo. Fu così che a Greccio, in provincia di Rieti, fortemente voluto da Francesco d’Assisi fu messo in scena il presepe come lo conosciamo ora. Ma soprattutto in Provenza, già nei decenni precedenti, si rappresentava la Natività di Gesù.

Di musiche, canzoni e suoni è fatto anche il Natale. Ha i suoi tipici canti in ogni parte del mondo e in Italia come in pochi altri posti. Astro del ciel è probabilmente la canzone tradizionale di Natale più famosa la cui versione originale ha titolo, Stille nacht ed è tradotta in 65 lingue così che in italiano diventa Astro del ciel. Ci arrivò dall’Austria e ad inventarla, nel 1818, fu Joseph Mohr, curato del paesino di Oberndorf, che la notte della vigilia si accorse con sgomento che l’organo della chiesa era fuori uso. Per non deludere i parrocchiani buttò giù qualche verso sulla calma (stille) che regna sovrana mentre scende la Santa Notte (nacht). L’organista ci compose sopra la melodia per il coro: quella canzone piacque a tal punto che da allora Stille nacht è entrata nel repertorio. Il canto antico tuttavia viene insidiato anche da quella che è considerata la canzone di Natale moderna più famosa al mondo e parliamo di White Christmas, scritta da Irving Berlin nel 1940 e cantata da Bing Crosby per la prima volta il giorno di Natale del 1941 durante uno programma radiofonico della NBC. Bing Crosby la registrò nel 1942 e la canzone fu premiata con l’Oscar alla migliore canzone nel 1943. Da allora, moltissimi artisti hanno inciso questa canzone, ma il disco di Crosby è stato il più venduto della storia per 50 anni, con circa 50 milioni di copie. Con una sola eccezione: fu scalzato dalla classifica delle vendite solo nel 1997 da Candle in the wind, il brano cantato da Elton John al funerale della principessa Diana.

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Dalla sacralità della Natività alla tavola di quello stesso Natale che celebriamo ogni anno il passo è un attimo. E si arricchisce di prelibatezze, dolci, salati, piatti e tipicità che fanno la tradizione in ogni parte del mondo e in Italia da dove raccontiamo. Partiamo dal mandorlato dolce tipico delle feste natalizie, prodotto con miele, zucchero, albume d’uovo e mandorle nella zona di Cologna Veneta vicino Verona. Fu realizzato dallo speziale Antonio Finco nel suo laboratorio di Cologna Veneta. In quello stesso luogo ancora oggi, ogni anno, con la festa dell’Immacolata Concezione, si festeggia la produzione pluricentenaria del dolce. Ma il dolce tipico ha anche un’altra versione sul tema delle origini. Si dice infatti anche che il mandorlato si producesse già ai tempi della signoria degli Scaligeri nel XIII-XIV secolo. Altro simbolo della festa di Natale in Italia è il panettone dolce italiano natalizio per eccellenza del quale ci sono diverse leggende circa la sua nascita. Una comunissima dice che il panettone fu inventato a Milano dal cuoco di Ludovico il Moro. Di certo, il primo a scrivere di una focaccia dolce che ricorda l’impasto del panettone fu Cristoforo di Messisbugo, un cuoco di Ferrara che nel 1549 in un suo ricettario parlava di un dolce fatto dalle parti di Milano, a base di farina, burro, zucchero uova e latte. Non c’erano ancora uvette e canditi, ma l’impasto era lo stesso.

Dalla tavola alle icone pop del Natale che di sacro hanno poco ma di fatto si sono diffuse in tutto il mondo e si sono legate profondamente al Natale. Su tutte l’albero di Natale. La leggenda dice che fu San Bonifacio (ca. 673-754) che, per convertire i popoli germanici, abbatté una quercia sacra ai pagani e, per riparare all’offesa, regalò un piccolo abete che addobbò appoggiando sui rami delle candele accese che simboleggiavano la discesa dello Spirito Santo sulla terra con la venuta del “bambino Gesù”. Sta di fatto che ogni anno in Nord America si calcola vengano tagliati circa 40 milioni di alberi di Natale. Alberi di Natale che fanno riparo ai regali messi alla sua base il giorno della festa e scartati dagli ignari commensali. L’usanza arrivò dal Nord Europa e si disse che a portare quei regali non fosse soltanto Babbo Natale, ma anche san Nicola di Bari, santa Lucia e san Martino l’11 novembre. ma su di loro prevalse nel tempo Babbo Natale. Figura mitica e leggendaria Babbo Natale o anche Santa Claus che uscì dalla penna di Clement Clarke Moore nel 1823 autore della poesia “Era la notte prima di Natale” scritta per divertire i propri figli la notte del 24 dicembre. Santa Claus somiglia a un nissen, folletto della mitologia vichinga, e viaggia su una slitta tirata da renne. Della mamma di Babbo Natale, invece, si sa davvero poco. A buon diritto potrebbe essere l’illustratrice svedese Jenny Nyström (1854 – 1946) che nel 1875 illustrò una serie di cartoline augurali con le prime immagini di un Babbo Natale come lo conosciamo oggi dove però i suoi vestiti erano di colore verde. A farli rossi ci pensò l’illustratore americano Haddon Sundblom che nel 1930 codificò l’abito biancorosso di Babbo Natale “adottato” dalla Coca-Cola, che fece di Babbo Natale il testimonial fisso della sua famosa bibita. E così com’era Babbo Natale viaggiò ovunque nel mondo.

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