Lo sguardo/visione di Roberto Masotti

Lo sguardo / Visione

Esito di una Mostra omonima del 1999, ma rivisto e aggiornato pochi mesi fa, “Jazz AREA” di Roberto Masotti è un autentico libro d’arte. Le foto, da bianco/nero, diventano d’argento con un inchiostro speciale, e sono valorizzate dal fondo nero, su carta pregiata. Roberto Masotti, fotografo e performer, è un artista famoso, uno che ha girato il mondo e che ha raccontato la musica d’improvvisazione, a partire da quella africana e attraversando quella europea, fino ad arrivare – all’interno di una visione globale – a ‘coprire’ i più importanti musicisti jazz della storia.

Nel volume figurano le foto di Steve Lacy, pensieroso a Ravenna, con lo sfondo di strumenti che riposano sul palco, di John Abercrombie, con una sigaretta fumante tra le dita, colto con lo sguardo rivolto lontano, a Montreaux nel ’74; e ancora: Dizzy Gillespie, Ornette Coleman, Thelonius Monk (Milano, 1971). Ci sono foto celebri, come quella di un grintoso Keith Jarrett a Lucca nel 2002, e dell’altro grande maestro dell’avorio, Paul Bley, riflesso nel coperchio del pianoforte con una pipa tra le labbra. Ci sono Gato Barbieri con Bernardo Bertolucci (1973), Enrico Rava, un onirico Sun Ra, e persino Manfred Eicher, patron della più innovativa etichetta discografica del mondo, la ECM, che quest’anno celebra i (primi) cinquant’anni della sua storia.

Roberto Masotti, chiosa, annota con grafie personalizzate i singoli capitoli di questo bellissimo volume da collezione, edito da “seipersei” (Siena), e offre in calce, quasi postludio, la sua chiave di lettura di un percorso durato tutta la vita, con l’intento di mostrarci la storia di un personalissimo binomio, Ascolto/Visione, più importante per lui della semplice passione. “In questa prospettiva”, scrive Masotti, “nulla è trascurabile. Figure e episodi apparentemente marginali si stagliano nella personale esperienza, come nella storia, con attuale evidenza, se, addirittura, non si mostrano ancora più vividi e determinanti a distanza di tempo”.

Così, “Jazz AREA” diventa oggetto per esercitare la memoria, ma anche per trarne ispirazione d’estrema attualità progettuale e immaginifica: un libro con foto capaci di parlare al futuro, verso nuove idee di permutazione e movimento, con esiti stupefacenti, come recentemente accaduto in una improvvisazione live, a Napoli, con Barre Phillips. Qui, l’immagine entra letteralmente nel suono, con movimenti capaci di interagire con ciò che il musicista vede, in un gioco di rinvii notevolissimo: “ImproWYSIWYG”, uno degli esiti possibili – in duo con Gianluca Lo Presti – reso possibile da un altro visionario, stavolta partenopeo: Paolo Uva.

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