Cento teste mozzate sotto “l’altare della discordia” a Gallarate appena inaugurato

Inaugurato l’11 novembre scorso a Gallarate, in provincia di Varese, l’altare realizzato dall’artista Claudio Parmiggiani è già stato messo, poche ore dopo, al centro di una polemica accesissima a suon di post sui social e di foto virali che fanno discutere. La storia inizia qualche anno fa quando presso la bella Basilica di Santa Maria Assunta che è Gallarate si pensa di far realizzare un nuovo altare e si individua in Claudio Parmiggiani l’artista che lo deve realizzare a cui, chiaramente, si da ogni libertà creativa per emozionare i fedeli che quell’altare avranno di fronte. 

Mesi di lavoro fino al giorno della installazione e della benedizione pubblica avvenuta, come cerimoniale comanda in questi casi, alla presenza dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, di monsignor Ivano Valagussa e di tante altre autorità e fedeli gallaratesi. Una folla di fedeli che attendevano il giorno in cui il nuovo altare della Basilica fosse “rivelato” al pubblico in una chiesa che è molto amata e frequentata dai gallaratesi e non solo. Non a caso, le reazioni si sono avute quasi da subito. E sentiquattro ore dopo il tam-tam sui social era già virale sulla pagina facebook “Sei di Gallagate se…” come su altre pagine e profili degli altri social.

Il colpo d’occhio ha presentato due lastre di onice bianchissime, che racchiudono una serie di teste mozzate. Una sensazione inquietante a giudicare dai commenti e non solo. In effetti, l’impatto è forte e non fa giustizia dell’impegno profuso per realizzare tutte le operazioni di restauro che hanno riguardato la basilica. Anzi, l’altare è stato il tema unico, il protagonista indiscusso: anzi, molto discusso con decine e decine di foto  che sono rimbalzate in rete sotto le quali non si sono risparmiati gli aggettivi più diversi. Da «Inquietante» ad “apocalittico”, da “scandaloso” a “macabro” non vi è stata tregua. Persino quando si è trattato di esaltare il contrasto fra il candore del marmo e le teste mozzate che reggono l’altare. Un fedele ha scritto in rete..«Quando entro in questa chiesa ciò che risalta ai miei occhi e al cuore è il Cristo bianco che mi rassicura, ma queste teste decapitate creano un contrasto negativo». Un altro che se «Dio è amore e misericordia, poco si associa con questa immagine di morti cruenti». 

Non sono mancati nemmeno coloro che hanno voluto cercare una possibile interpretazione quasi a difendere chi ha scelto di far realizzare un’opera così fatta. «Due lastre di marmo, terra e cielo. In mezzo l’umanità, rappresentata dalla memoria del passato. Le teste sembrano teste di statue, della cultura greca o romana, comunque classica». E c’è persino chi pensa al concreto e all’immediato futuro e si domanda «chi si potrà sposare più davanti ad un altare così?».

Chi conosce più da vicino l’artista  Claudio Parmiggiani non ha esitato a dargli una sponda tematica: «È uno scultore moderno, la sua arte non è semplice così come quella di tutti gli scultori moderni, perché l’obiettivo non è rappresentare al meglio qualcosa già visto in natura. Il suo scopo è quello di interrogare chi vede la sua opera. Il tempo in cui si cercava il bello è finito agli inizi del 1900. La domanda giusta da porsi non è mi piace? ma di cosa parla?». C’è chi dice che parla di impatto efficace e chi invece prova ad leggere le prime dichiarazioni dello stesso artista Claudio Parmiggiani che prova a spiegare: «Un altare che riesca a trasmettere quella verità che solo può far vivere il sacro dentro la materia e ad assolvere a quell’intima vocazione, sarà in grado di comunicare un autentico sentimento cristiano. Altrettanto saprà rifiutare inutili decorativismi, mirando a quella essenzialità e a quella purezza della forma in grado di rendere toccante la presenza del Cristo. Due luminose lastre di onice immacolato. Terra e cielo. Trattengono, quasi materno pellicano, una moltitudine di teste antiche. Sapienza e santità. Reliquie di una umanità e di una sacralità che concorrono alla costruzione di un edificio spirituale, di un’architettura morale». 

Monsignor Ivano Valagussa, intanto, ha voluto già in occasione dell’inaugurazione dare una propria lettura del’arte che ha ispirato la realizzazione dell’altare. «I volti – ha detto – che compongono l’altare sono tutti raccolti in unità, le due lastre bianche uniscono le persone, testimoni del flusso della storia; tutti sono chiamati per volontà di amore ad essere una sola cosa in Gesù Cristo». Dentro a quelle teste «ci sono gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni condizione»: l’umanità intera è racchiusa fra quelle lastre di onice messe in comunione col Cristo.

Insomma, il tema del dibattito, siamo sicuri, sarà ancora e per molto tempo il nuovo altare della Basilica di Gallarate. Così già martedì 13 novembre ci è stata a Gallarate l’occasione di un approfondimento con un incontro sul tema “L’altare nella poetica di Claudio Parmiggiani”, con Emma Zanella e padre Andrea Dall’Asta. Sarà servito a capire meglio? Lo speriamo davvero.

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