Il covid del mio amico Beniamino Depalma

di francesco de rosa |


A nord di Piazza Cavour, salendo da Via Foria, il borgo dei Vergini è un teatro d’umanità e di storia. Dentro c’è la zona della Sanità, la piazza che ne porta il nome, il vecchio ospedale di San Gennaro ch’era detto dei Poveri. Cuore pulsante della Napoli a strati, i Vergini guardano attorno dagli antichi palazzi nobiliari che hanno il sapore del barocco. Le chiese del 300 sono nenie che volano in alto assieme alle guglie e ai loro stessi campanili. Sanno di pietà e di fede popolare. Qualcuno sussurra che questo è il lato della città partenopea più spiato, ripreso, fotografato e ammirato da registi, turisti e cittadini che ultimamente hanno riscoperto la bellezza smisurata di questo quartiere. Qui c’è la casa di Totò e mille finestre che accolgono per intero i rumori di fondo che sono sempre vivaci.

Qui Beniamino Depalma, vescovo emerito di Nola dall’11 novembre del 2016, abita il piano alto della Casa dei Vincenziani il suo ordine religioso. A novembre dello scorso anno, anno terribile del 2020 di pandemia e di morti, il mio amico Beniamino ha contratto il Covid-19 negli stessi giorni durante i quali altri 5 suoi confratelli qui morivano, tra i 75 e gli 80 anni, per lo stesso male. Così per Beniamino sono stati due mesi di degenza al Cotugno di Napoli presso il reparto Covid e l’esperienza estrema di un male insidioso che lo stava portando via. Mi sono fatto raccontare come può cambiare la vita di un uomo che ha compiuto 80 anni lo scorso 15 maggio sotto i colpi del virus pandemico. Abbiamo parlato della vita, della morte e della fede davanti ad un sole che cadeva frettoloso dietro le sagome dei palazzi di Napoli… . Ecco il servizio integrale e l’intervista.

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