L’Eroe ed i suoi vari volti


di antonio de simone | sociologo


Sono settimane, mesi che un leit motiv risuona un po’ ovunque e non potrebbe essere altrimenti. Nei telegiornali, nelle trasmissioni televisive, in interviste, articoli vari e anche nelle dichiarazioni del Papa, il senso di ammirazione, di riconoscenza per i tanti operatori, in primis quelli della sanità (ma non solo), si traduce in una definizione, non di rado rifiutata dagli stessi attori, Eroi. Le motivazioni di ciò vanno facilmente individuate nell’opera di soccorso, di assistenza ai contagiati dal Virus che queste Persone, validi professionisti, stanno fornendo con grande impegno ed abnegazione. Una cosa che mi ha colpito dal primo momento, e sono certo di essere in buona compagnia, è l’uso di un termine, un concetto mitologico per rappresentare un comportamento.

L’espletare in un modo extra-ordinario il proprio lavoro, non farsi rallentare, fermare dai rischi che, come è evidente, per molti di loro sono concreti , li fanno ammalare e mettere in gioco la stessa loro vita. In compagnia di tali pensieri la mia mente, ad un certo punto, si è soffermata sulla definizione mitologico classica di Eroe: “Essere semidivino, al quale si attribuiscono gesta prodigiose a favore del gruppo che lo riconosce come tale….“ (Enciclopedia Treccani). Sono provato, anch’io come tanti, da dolore, commozione, ma anche dalla mancata individuazione di tempi e modalità certe per una via d’uscita dalla pandemia ; forse da un senso di colpa, quello di non avere le competenze e l’età per rendermi più utile alla comunità. 

La mia mente continua a vagare, non la riesco a fermare, adesso la sorprendo mentre valuta un aspetto della definizione, essa recita che l’atto eroico sarebbe circoscritto e limitato. Mi dico che non è questa la situazione , non calza a questo caso; certo un atto si esaurisce ma poi c’è ne un altro ed un altro ancora, l’eccezionalità continua, si rinnova! Ma non mi accontento, cerco ulteriori risposte ed in aiuto mi sembra di scorgere altre considerazioni, figlie delle mie conoscenze acquisite con gli studi sulla personalità, esperite attraverso la lente di valutazione suggeritami  dallo studio degli archetipi junghiani. Tutto ciò mi porta a non accettare conclusioni che mi appaiono riduttive, mentre attingo altri elementi per spiegare come si formano quelle personalità che mostrano tanta forza, equilibrio e determinazione. Carol Pearson, con il suo “L’Eroe dentro di noi (sei archetipi della nostra vita)” ci porta per mano illustrandoci la sua tesi secondo la quale è vitale, per ognuno di noi, divenire consapevoli degli archetipi dominanti, ossia degli aspetti inconsci più attivi nella nostra vita psichica profonda. Secondo l’autrice, nel modello dell’Eroe, che ricapitola le vicende della nostra evoluzione psichica, si incontrano sei archetipi di base (l’Innocente, l’Orfano, il Viandante, il Martire, il Guerriero ed il Mago) che illuminano gli stadi di sviluppo cruciali della personalità. Non voglio approfondirli uno per uno, mi soffermo solo su una considerazione che mi appare importante. Alcuni archetipi sono quasi obbligatori per la nostra psiche, l’Innocente e l’Orfano, per esempio, sono i primi, formativi, ineludibili, come possiamo ben intuire. Altri, anche se si prospettano a tutti, possiamo considerarli opzionali, cioè si presentano, prima o poi, ma possono svolgere un ruolo più o meno pregnante, molto differente per ognuno, penso soprattutto al Viandante ed al Martire. Alcune persone non partono mai per il loro viaggio interiore, esso può coincidere con quello che si potrebbe intraprendere all’esterno, non sempre è così. I mancati Viandanti, non di rado, con il tempo, si lamentano per non aver intrapreso il viaggio, percepiscono l’occasione persa; al contrario, quelli che invece interpretano il ruolo e partono, raggiungono mete e, di solito, sono più consapevoli e felici.

Il Guerriero è anch’esso una costante dei racconti di quasi di tutti noi; chi non si vanta di aver combattuto e di aver vinto, a volte omettendo agli altri se non a se stesso, i particolari e le modalità con cui lo ha fatto?  Poi, purtroppo o per fortuna di Noi tutti, si fa avanti il Mago che ci sottopone alla prova del nove: ci dimostra che solo chi riesce spesso a raggiungere un buon mix, ad armonizzare le diverse qualità che gli derivano dalle componenti  archetipiche, ha una buona capacità di tenere insieme la sua vita, ne è realmente soddisfatto. In conclusione chi ha preso coscienza della propria posizione all’interno di tale modello, è diventato, anch’egli, un Eroe in quanto è riuscito a perseguire il difficile traguardo di comprende se stesso, la propria debolezza e forza. Può, adesso, ben rapportarsi agli altri e può concorrere al bene di tutti.  Per l’impegno che la Vita ci chiede ogni momento sono convinto, come la Pearson, che c’è una dimensione eroica in ognuno ogni volta che affrontiamo gli ostacoli, anche quelli consuetudinari del quotidiano. Allo stesso tempo questa consapevolezza ci permette di riconoscere le cose che realmente contano, i Grandi Valori Morali dell’Umanità; é il perseguire loro che ci aiuterà, sempre, a superare tutte le  emergenze, non solo quelle che in questi giorni sta rendendo evidenti la pandemia, e rinascere.

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