Tratti e ritratti della musica nella città silenziosa di questi giorni

La città silenziosa accoglie la primavera, una melodia dolcissima, che rarefatta e indisturbata pervade le strade e le piazze. La bellezza armonica del mondo, la musica del cosmo, non si ferma di fronte al contagio, che separa e reclude, ma testimonia come la natura esprime il suo canto nonostante tutto.


di daniela marra | museologa


Restare a casa non significa rinunciare alla libertà della mente, non esiste cancello, serratura, che possa fermare il viaggio creativo del pensiero, come ricorda Virginia Woolf; I limiti che oggi ci troviamo ad affrontare possono diventare un pretesto per oltrepassare un confine, per andare più in là, e il tempo che sembra sospeso, noioso, fermo, può trasformarsi in un alleato prezioso. In tale cornice il concorso di fumetto e grafica Imago2020, promosso da Comicon e nato da un’idea dello scrittore Maurizio Ponticello, diventa un’occasione per liberarsi da quel tempo, che quotidianamente ritorna sempre uguale e per proiettarsi in una dimensione dove l’arte, la fantasia e la condivisione, diventino momenti di espressione emozionale e di rottura con la monotonia.

“Viviamo un momento di discordanza apparente”, spiega Maurizio Ponticello un momento che sembra necessario per riaccordarsi, un’opportunità, che porta necessariamente a un confronto intimo, con se stessi, al fine di riconnettersi alla melodia dell’universo. Come le note stonate si possono accordare grazie al diapason, così, cacciata fuori la paura del contagio, la realizzazione di un disegno per il nostro concorso significa centrarsi su se stessi, liberare la mente e armonizzarsi con il respiro della Terra”.

Il tema di questa edizione di Comicon-Imago, giunto al 22esimo appuntamento, sono i ri-tratti della musica. L’intenzione, di cui parla Maurizio Ponticello, definito giocosamente Imago Zurlì dai ragazzi delle edizioni precedenti, è di tendere una mano alle famiglie, che si trovano ad affrontare un periodo difficile, vissuto spesso come disagio, insieme ai ragazzi e di trasformare la noia in un’opportunità di svago creativo. E se “la musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori” come riteneva Bach, approfittando di questo tempo interminabile e del forzoso distanziamento sociale, i partecipanti potranno esprimersi attraverso la narrazione istintiva del disegno in tutta calma, riempendo quei vuoti, provocati da questo periodo di immobilismo, di emozioni in tratto e lanciare i loro elaborati in Rete attraverso i social dedicati.  “La musica è un linguaggio universale filtrato individualmente e le vibrazioni personali provocano emozioni differenti: rabbia, serenità, protesta e amore sono esempi di tematiche visive che possono scaturire dall’ascolto”, sottolinea Maurizio Ponticello, che con questo progetto si mette al servizio del sociale come un fiero volontario culturale, dimostrando il valore della condivisione, senza arroccarsi nella torre isolata, in cui oggi abitano un esercito di intellettuali. La parola d’ordine è di “rientrare in connessione” attraverso un viaggio, un percorso, che è offerto dalla musica, dall’arte, dal cosmo.

Nella foto Maurizio Ponticello
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Insieme a Francesco Solombrino, musicista e docente al conservatorio di Benevento, ci inoltriamo in quelle emozioni complesse e profonde, che la musica, nella sua storia di armonie e disarmonie, esprime con tratti che le parole stentano a definire. “Un brano conduce sempre per vie sconosciute; un viaggio interiore che all’inizio dell’ascolto non è mai stabilito e non so mai dove mi porterà”. Durante la quarantena il modo di vivere la musica per Francesco è quello di sempre, attraverso il binomio professionale ed emotivo: le giornate trascorrono tra lo studio tecnico e analitico di brani che eseguirà in futuro e l’ascolto intimo “come evasione dal reale”. Paragona la Napoli odierna a una partitura del‘900, che ha perso l’equilibrata armonia dell’800, “perché quando si esce per situazioni di necessità si avverte un’atmosfera surreale e  sembra di camminare in un brano di G. Ligeti o di D. Shostakovich.

Ascoltiamo, insieme a Francesco Solombrino, G. Ligeti, che “immaginava la musica e la sentiva” mentre passeggiava tra le strade della sua città e componeva Requiem, immaginando una striscia di fumetti di Corto Maletese: una melodia dalla “folle logica”, che evoca  visioni astratte. Un viaggio tra geometrie e frattali, che Francesco paragona all’arte di Kandinskij. Assordati dal rumore di fondo del silenzio, l’ascolto di Shostakovich conduce tra evanescenze meditative per la sua tetra liricità. “L’inizio con quei suoni flautati mi fa sentire la desolazione pura, avvicinabile alla Steppa Siberiana, quella del nostro animo, per poi introdursi in un’atmosfera surreale e a volte grottesca, tipica di tanta letteratura russa e ceca”.

Napoli dal fascino spettrale si esprime in note come un’armonia perduta, che Francesco ritrova tra le mura domestiche, contemplando “l’armonia perfetta del paesaggio naturale” dal suo balconcino come in un brano di Schubert e il rumore del tempo si ferma per abbandonarsi al sogno della primavera.

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